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Full text of "Memoria storica de teatro La Fenice in Venezia"

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http://www.archive.org/details/memoriastoricadeOOvene 


MEMORIA  STORICA 

DEL 

TEATRO  la  FENICE 


VENEZIA 

PRESSO    GIUSEPPE    ORIA^'DSLLl 

EDITORE 


tffy 


V  EDITORE 

A  QUELLI  CHE  VOGLIOSO  LEGGERE 


1  \  el  Negozio  da  lìbrajo  che  tengo 
aperto  in  Merceria  presso  il  volto  del- 
l' Orologio  a  san  Marco,  sogliono  ogni 
sera  trovarsi  alcuni  miei  buoni  padro- 
ni ed  amici,  uno  de  quali,  mal  provve- 
duto di  gambe,  coni  e  il  poveretto,  ap- 
pena vi  si  trascina  dentro,  se  arriva  ad 
impadronirsi  di  un  sedile,  in  sostituzione 
del  fido  bastoncello,  ne  prende  tosto  for- 
male possesso,  e  per  qualche  ora  il  fa 


4 

cigolare  in  perpetua  cerca  dell3 'equilibrio , 

di  cui  quel   suo   corpo   è  mancante.    — 
Questo  Signore,  che  è  sempre  il  primo  a 
giungere  e  V  ultimo  ad  andarsene,  fra  le 
tante  bazzecole,  con  le  quali  procura  rum- 
pere  la   disposizione   al   sonno,   che  per 
lunga  noja  uno  e  l'altro  ci  coglie,  s'è  la- 
sciato scappar  dalla  bocca,  avere  scritta 
per  sua  memoria,  una  Storiella  del  no- 
stro Teatro  la  Fenice,  poco  dopo  l'incen- 
dio, che  lo  ha  distrutto  nella  notte  12  a 
i3  dicembre   iS56.   -—    Io,  che  da  varii 
anni  pubblico  t  Almanacco,  appunto  col 
nome    la  Fenice,    ho  subito  fatto  il  mio 
progetto,  e  là,  sen-a  tanti  preamboli  e  ri- 
guardi, tra  la  veglia  ed  il  sormo,  gli  ho 
domandato  il  manoscritto,  per  valerme- 
ne come  materia  atta  ad  ingrossar  lJM- 


5 

manacco  di  quest'anno  1 83g.  —  II  Signore, 
certo  per  sua  gentilezza,  e  f or s3 anche  per 
retribuire  in  qualche  modo  il  ricapito  e 
le  lunghe  sedute  che  fa  in  mia  bottega, 
non  esitò  un  momento,  e  con  tutta  fran- 
chezza* tra  H  sonno  e  la  veglia,  aderì 
alle  mie  brame,  dicendo  pero  che  V  ope- 
retta sua,  benché  fatta  con  la  scorta  d'ir- 
refragabili  documenti,  pure  pel  dettato, 
che  non  e  ne  ameno,  ne  grazioso,  avreb- 
be fatta  migliore  figura  in  uno  Schieso- 
ne,  o  in  un  Mirandolano,  anziché  in  un 
Almanacco  formale,  come  si  è  compiaciu- 
to chiamare  il  mio.  —  A  me  non  tocca 
ora  dar  giudizio  sull'  importanza  e  sul 
merito  di  questa  Storiella  j  mi  basta  of- 
frire al  pubblico  una  cosa  affatto  nuova, 
stampata  con  qualche  decoro  tipografico, 


6 

per  cui  la  raccomàn.h  a  miei  mecenati, 
all'orecchio  de3 quali  diro,  col  permesso 
di  chi  ine  ne  ha  fatto  il  do?io,  che  ven- 
nero eliminate  alcune  inutili  consideralo" 
ni  sull'ultima  catastrofe  del  vecchio  Tea- 
tro, per  quella  massima  del  soprafino 
Tacito,  Omnia  scire,  non  omnia  exequi  li- 
cet,  ed  a  mia  inchiesta  poi  da  lui  aggiunte, 
in  appendice,  le  notizie,  intorno  la  riedi- 
ficatone di  esso  ,  condotta  sull'  identico 
modello  del  celeberrimo  autore  Gio.  An- 
tonio Selva  architetto  veneziano. 


MEMORIA  STORICA 


DEL 


TEATRO  LA  FENICE 


JUa  Patrizia  famiglia  Venier  detta  dei 
Gesuiti,  divenne  proprietaria  del  Teatro  a 
s.  Benedetto  spogliandone,  co' mezzi  di  li- 
tigio forense,  una  società  di  patrizj,  di 
cittadini  e  di  negozianti  che  ne  godeano 
da  molti  anni  il  possedimento.  Questa  so- 
cietà, sdegnata  forse  della  perduta  contesa, 
concepì  il  progetto,  di  erigere  un  nuovo 
Teatro,  e  venne  nella  deliberazione  che 
questo,  e  per  la  vastità,  e  per  la  magnifi- 
cenza, diventar  dovesse  il  primario  della 
città  e  avesse  a  gareggiare  co'  Teatri  più 
famigerati  d'Italia. 


8 

II  primo  convocato  sociale  cui  interven- 
nero 77  volanti,  ebbe  luogo  la  domenica 
,/,  dicembre  1788,  e  fu  questo  il  giorno 
in  cui  venne  proposto  e  preso  a  pluraj  (a 
di  voti  che  de  venir  si  dovesse  all'acquisto 
del  fondo  necessario  alla  nuova  fabbrica, 
rivolgendosi  a  trattare  con  vani  proprie- 
tarii  di  caseggiati,  nel  circondano  di  s. 
Angelo  e  di  s.  Maria  Zobenigo,  e  singo- 
larmente con  la  Scuola  Grande  di  s.  Rocce- 
che  in  quel  divisato  sito  aveva  estesissimi 
possedimenti.  (1)  La  proposizione  venne 
accolta  con  73  voti  adesivi,  e  4  negativi. 

In  seguito  si  è  riunita  la  società  per 
versare  intorno  nuovi  argomenti.  Nella  se- 
duta del  lunedì  21  settembre  1789,  alla 
«piale  comparvero  78  votanti,  venne  esteso 
vieppiù  il  mandato  della  Presidenza;  la 
si  autorizzò  a  dispendiare  in  acquisti,  ve- 
neti ducati  4 2,000,  i  quali  equivalgono  a 
fianchi  1S0200;  si  diede  legge  e  regola 
.Ile  spese  incombenti  ai  socii  secondo  la 
varia  e  diversa  situazione  di  palchi;  si 
ordinò  1'  ampiezza  del  Teatro,  la  distanza 
sua  delia  piazza  minore  cioè  di  quella  del 
Teatro  s.  Moisè  per  passi  9,  cioè  piedi 
45  veneti,   restò  preso  di  pubblicar  inciso 


•1    •  9 

io  rame  il  piano  de'  nuovi  acquisti,  cioè 
r  area  su  cui  si  proponeva  erigere  il 
Teatro,  diffonderlo  unito  al  programma, 
anche  in  paesi  stranieri,  promettendo  un 
premio  al  disegno  clic  nel  miglior  modo 
soddisfacesse  alle  condizioni  del  program- 
ma medesimo,  e  si  calcolò  che  la  spesa 
della  conseguente  erezione  ascender  po- 
tesse a  ducati  200,000,  somma  ora  pareg- 
giabile a  franchi  620,000.  (2) 

Diiiatti  il  giorno  primo  novembre   1-89 
videro  la  luce,  tanto  il  disegno  del  fondo 
acquistato  per  l'erezione  del  nuovo    Tea- 
tro, quanto  il  manifesto  ossia  programma, 
che  servile   dovevano  a    norma  degli    ar- 
chitetti.   Quattordici  erano    gli  articoli    di 
esse  programma,    alcuni  prescrivevano    le 
misure    che    voleansi    date  come    normale 
agli  stuelli  de'  progettanti;  contenevano  al- 
tri le  condizioni  da  osservarsi  per  garan- 
tire il  fabbricato  dal  pericolo  degli  incen- 
dji  l'articolo  decimoterzo  stabiliva  il   pe- 
riodo   di  quattro    mesi  alla    presentazione 
ne  disegni  e  de'  modelli,  termine  che  ven- 
ne posteriormente  prorogato  a  tutto  il  me- 
se   di   marzo   1790;    ed    il    decimoquarto 
prometteva  il  premio  d'  un  medaglione  di 


IO 

oro  di  trecento  zecchini  all'  autore  del 
migliore  progetto  qualora  resti  prescelto 
ed  approvato  dalla  società  (3). 

Intanto,  acquistatosi  il  fondo  con  esborsi 
vistosi,  e  dopo  lunghi  dibattimenti,  causa 
la  fermezza  di  alcuni  fra  i  proprietaria  de- 
cisi di  non  voler  cedere  se  non  a  prezzo 
d'  oro,  si  cominciava  il  disfacimento  delle 
case,  e  lo  sgombro  de'  materiali,  mentre 
già  i  modelli  ed  i  disegni  venivano  mano 
a  mano  presentati  da  quegli  architetti  e 
dilettanti  i  quali  aspiravano  all'  onor  della 
preferenza.  Il  giorno  i3  marzo  179°}  la 
Società  ne  aveva  in  suo  potere  dodici 
compreso  il  modello  dell'  architetto  Gio- 
vanni Antonio  Selva,  cui  fino  da  allora  la 
pubblica  ammirazione  tributava  encomj:  es- 
so era  dipinto,  e  si  conserva  tuttora  (1 887) 
presso  rimp.  Reg.  Accademia  delle  Belle 
arti  in  Venezia.  Anche  un  carcerato,  per 
istronzatore  di  monete,  volle  far  prova  del 
proprio  ingegno;  e  concorse  al  premio 
con  la  sua  opera.  (4) 

Ma  già  cominciavano  i  mali  umori  tra 
i  concorrenti.  Certo  anonimo,  che  si  sco- 
perse poscia  essere  Pietro  Bianchi  archi- 
tetto  Veneto,  acerrimo    oppositore    dello 


Selva,  accusò  pubblicamente  d' infedeltà  il 
pubblicato  diseguo,  in  cui  le  misure  scritte 
non   corrispondevano  menomamente,    con- 
frontate che  fossero,  con  F  appostavi  sca- 
la.,   accagionandone    il    Selva,  dal    che  si 
viene  a  dedurre  che  questi  fu  dalla    pre- 
sidenza ineombenzato  di  delineare  il  con- 
troverso   disegno    abbenchè  l'altro    archi- 
tetto   veneziano  Angelo  Fossati  avesse  in- 
dicato   il  sito    per   1'  erezione    del    nuovo 
Teatro,  e  datone  il  suggerimento  alla  pre- 
sidenza   della  società  (5)j  si  difese   Selva, 
ma    il    dibattimento    continuò    per    lun^o 
tratto  (6)  e    terminava  come  la    finiscono 
massima  parte  di  sifatti  litigai  de'  quali  si 
pensa    essere    vincitore    colui  che    ultimo 
parla  ed  ultimo  imperversa  con  iscritti  nel- 
le pubbliche  gazzette. 

la  mezzo  a  questi  contrasti  affluivano 
da  ogni  parte  disegni,  modelli,  opuscoli 
stampati  e  manoscritti,  in  guisa  che  all'e- 
poca io  aprile  i;go,  si  trovavano  nume- 
ro ventitré  progetti  raccolti  e  deposti 
nel  convento  della  Madonna  della  Salute 
appresso  il  padre  D.  Benedetto  Buratti 
Somasco,  il  quale  in  unione  al  professore 
conte  Simeone  Sfatico,  ed  all'altro  pio- 


12 


fessore  Francesco  cavalier  Fontanesi  prò- 
"ceder  doveva  agli  esami  opinate,  sul  me- 
rito di  cadauno,  e  quindi  proporre  la  scelta 
alla  società,  che  aveali  richiesti  del  loro 
parere.  (7)  .    . 

A  fronte  però  delle  dicerie  e  degli  scritti 
che  si  pubblicavano  contro  l'architetto  Sel- 
va, pure  anche  prima  dei  17  aprile  1790, 
si  argomentava  che  il  modello  di  lui  sa- 
rebbe per  conseguire  il  proposto  premio 
(8).  Tale  era  la  pubblica  voce,  anzi  la 
gazzetta  del'  giorno  ne  dava  il  primo 
indizio.  .  . 

Li  tre  ragguardevoli  personaggi  incarica- 
li degli  esami  cioè  Padre  Buratti,  e  pro- 
fessori Stratico  e  Fontanesi,  terminarono 
il  loro  lavoro  nel  venerdì  7  maggio  1790, 
ed  il  susseguente  giovedì  i5,  giorno  del- 
l'Ascensione, consegnarono  alla  nobile 
presidenza  la  scrittura  informativa  delli 
disegni.  (9)  In  questa  scrittura  gli  illustri 
giudici  si  'astennero  dal  versare  intrinseca- 
mente sopra  cadauno  degli  offerti  proget- 
ti, limitaronsi  solo  a  parlare  annoverando 
summariamente  di  cadauno  li  pregi,  e  i 
difetti,  ed  hanno  concertate  le  idee  Del- 
l' analisi    di    quattro  soli,  da  essi  reputati 


preferibili  agli  altri,  la  quale  cognizione 
ci  consta  dal  voto  loro  fatto  posterior- 
mente pubblicar  con  le  stampe  dal  già 
nominato  architetto  Pietro  Bianchi,  quan- 
do impugnò  la  scelta  fatta  dalla  Società 
riguardo  al  modello  di  Gio:  Antonio  Sel- 
va, come  avremo  argomento  di  rivelare 
nella  continuazione  di  queste  memorie. 

Tuttavolta  con  saggio  intendimento  si 
vollero  esporre  al  libero  esame  della  So- 
cietà i  soli  modelli  che  in  numero  di  un- 
dici vennero  presentati.  Fu  scelta  a  tal 
uopo  la  casa  di  certo  avvocato  Antonio 
Lorenzoni  nel  circondario  di  santa  Maria 
Zobenigo  (del  Giglio)  e  la  domenica  20 
maggio  1790,  vennero  ammessi  i  socii  on- 
de potessero  soddisfare  la  curiosità  loro. 
Durante -questa  esposizione,  che  fu  di  otto 
giorni,  il  modello  dell'  architetto  Selva 
riscuoteva  la  general  approvazione  sia  per 
la  grandezza  della  mole  sua,  come  per  l'e- 
sattezza e  la  precisione  del  lavoro;  i  voti 
però  andavano  forse  divisi  con  l'altro  mo- 
dello dato  dal  Bianchi,  ammirabile  egli 
pure  per  la  precisione  e  per  la  regolare 
e  comoda  distribuzione  delle  parti;  in 
guisa   che  indecisi  rimanevano    gii    osser- 


«4 

vatori,  e  sempre  più  aumentayasi  la  bra- 
ma di  conoscere  su  quale  degli  undici  sta- 
va per  cadere  la  scelta,  (io) 

E  la  pubblica  curiosità  era  grandemente 
giustificata,  imperciocché,  oltre  agli  undici 
modelii  de'  quali  più  sopra  si  è  fatto  cen- 
no., eranvi  anche  dieciotto  progetti,  estesi 
in  gran  numero  di  disegni  corredati  da 
apposite  illustrazioni,  da  conti  d'avviso, 
e  da  schiarimenti.  Tutta  questa  dovizia 
era  prezioso  risultamento  degli  studj,  e  dei 
consigli  non  solo  de'  nostri  veneziani  ar- 
chitetti, ma  di  quelli  dello  stato,  ed  anco 
di  molti  stranieri,  che  la  celebrità  di  que- 
sta Venezia,  la  fama  di  sua  magnificenza, 
ed  il  grido  della  pubblica  liberalità,,  avea- 
no  incoraggiati  al  concorso,  più  per  aspi- 
rare all'onor  della  scelta,  che  per  conse- 
guire la  ricompensa  dell'oro.  (11) 

Il  Notaro  Gio.  Batista  Capellis,  in  mano 
del  quale  per  disposizione  del  programma 
primo  novembre  1789,  doveano  gli  ar- 
chitetti depositare  i  loro  lavori,  ne  rac- 
colse ventinove,  de'  quali  vogliamo  dare 
distinta  notizia  per  appagare  le  brame  di 
que' taluni  che  amassero  saperne,  e  per 
ridestar  la  memoria   di  tanti  valorosi    che 


in  modo  luminoso  han  date  cospicue  pro- 
ve del  loro  valore  nell'arte   difficilissima 

cu  eaincare. 

Progetto  A.  Ratti  Francesco  Padovano  — 
Disegno.  --Non  diede  memoria,  nò  conto 
d  avviso  della  spesa. 

B  Ricetti  Luigi  Conte  —  Trivigiano. 
—  Disegno  con  modello  in  grande  d' un 
palchetto    di   fianco.  -  Non   diede   cono 

LaVVn°    ddla   S^eSa'    -    accompagnò 
suoi   Disegni    con   una    memoria    M    S    e 

traU  UU  rett°  a  SUmpa  Slllle  CUrve  tea" 
C.  Marchetti  M.  R.  D.  Antonio  di  Brescia 
eseguo •  r  Non  diede  conto  d'avWsooè 
memoria.  Accompagnò  il  disegno  con  spie- 
gazione de' numeri  indicanti  le  parti  del 
suo  piano.  l  l 

D.  Baseggio  Santo  di  Rovigo.  —  Dise-no 
e  modello  accompagnati  da  M.  S.  che  soie- 
pie  parti  della  fabbrica  da  esso  ideala 
^a  spesa,  non  calcolata  quella  delle  fon- 
damenta né  dell'  escavazione  del  nuovo 
canale,  ducati   i02,5i7.    — 

#  Blasi   Andrea    Romano.    -  Disegno, 
-  con  modelletto  di  scala  a  doppia  chioc- 


ciola,  accompagnato  da  una  sola  memoria* 
e  modello  io  cartone  della  scala. 

F.  Chechia  Pietro  veneto  architetto.  — 
Disegno  e  modello  compiuto  con  memoria 
stampata.  —  Conto  di  spesa  ducati  1 5 4,000 
—  senza  quella  del  disfacimento,  ne  cal- 
colo de' materiali  vecchj.  Non  si  accenna 
l'articolo  delle  fondamenta.  Nel  modello 
vi  mise  mano  quel  carcerato  clic  ebbe  a 
nominarsi  nell'antecedente  articolo.  (la) 

Q.  Bou  Andrea  Trevigiano.  —  Disegno 
con  modello  della  porzione  che  riguai  da  il 
Teatro,  e  memoria  Sì.  S.  su  altro  disegno 
deli'  ideato  restante  della  fabbrica. 

H.  Squarcina  Giacomo  di  Venezia  abitan- 
te in  Vicenza.  —  Disegno  senz'altro. 

/.  Danielelti  Daniele  di  Padova.  —Di- 
segno senz'altro. 

K.  Non  nominato.  —Disegno  senz'  altro, 

L.  Txode  Faustino  Cremonese.  —  Dise- 
gno con  memoria.  Spesa  venete  lire  554,46;; 
senza  il  valor  delle  fondamenta,  ne  del- 
l' escavazione  del  nuovo  canale.  —  Più 
lire  6000,  per  le  opere  di  scultura  da  or- 
nare il  prospetto. 

M.  Piale  Stefano  di  Roma.  —  Disegno 
e  non  altro. 


19.  Anonimo  di  Roma.  —  Disegno  senza 
allio. 

0  Pistocchi  cavaliere  di  Faenza.  —  Di- 
segno con  memoria  stampata. 

P.  Ferragi  Benedetto  di  Torino.  —  Di- 
segno con  memoria  M.  S.  —  Calcolo  del 
dispendio  di  ducati  540,000. 

Q.  Anonimo -di  Pesaro,  forse  conte  Vei- 
Bossi  di  Ompergo.  —  Disegno  con  breve 
memoria.  —  calcolo  di  spesa  ducati3oo,ooo. 

R.  Mcniui  Andrea  di  Udine.  —  Disegno 
con  una  memoria  e  senza  conto  ci  avviso.  — 

S.  Anonimo  di  Milano  e  forse  Barbori- 
nì  —  Cremonese  abitante  in  Milano.  — 
Disegno  senza  memoria,  ne  conto,  ma  solo 
un  indice  de'  luoghi  notati  nel  disegno.  — 

T.  Selva  Giovanni  Antonio  \eneziano 
—  Disegno  e  modello  accompagnati  da 
una  memoria.  —  Calcolo  di  spesa  per  tut- 
to V  edilizio  ducati  164,000.  —  Annua 
rendita  d'affitto  degli  stabili  ducati  1,800. — ■ 

V.  Morelli  Cosimo  cavaliere  d'Imola.  — 
Disegno  e  modello  con  memoria,  e  conto 
d'avviso  in  ducati  i55,ooo-  — 

X.  Palili  Girolamo  di  Venezia.  —  Di- 
segno e  modello  con-  memoria  stampata. 

Y.  Rossetti  conte  Ferrante  di  Vicenza— 
s 


1  u 

Disegno  con  modello.  —  Il  Disegno  che 
è  della  sola  pianta  fu  accompagnato  da 
memoria  M.  S.  poi  stampata.  — 

Z.  Bianchi  Pietro  Veneziano.  —  Disegno 
e  modello  con  memoria  stampata  sulla  di- 
segnata pianta,  e  linee  delle  altezze.  Nella 
memoria  a  stampa,  Y  autore  calcolò  la  spe- 
sa a  ducati  i5o,ooo.  —  Da  un  piede  so- 
pra Comune.  —  Diede  poi  altro  conto  al- 
fa condizione  medesima  in  Ducati  1 16,000. — 
A  A.  Cossetti  Domenico  di  Cologna  o 
Parma.  —  Disegno  con  sola  memoria  M.  S. 
BB.  Puugeleoni  Antonio  Veronese.  — 
Disegno  della  pianta  e  dell'  alzato,  senza 
lo  smaccato,  con  sola  memoria  M.  S. 

CC.  Anonimo,  ma  Nicolò  Majna  Veneto. — 
Diseguo  e  modello  imperfettissimi. 

DD.  Correli,  Fratelli,  patrizii  Veneti.  — 
Disegno  con  una  memoria  per  ridurre  a 
mincipii  dimostrativi  la  descrizione  della 
curva  teatrale.  —  Calcolo  del  dispendio 
ducati   166,000.  — 

EE.  Anonimo,  ma  Ricati.— conte  Giorda- 
no.— Proposizione  di  curva  senza  disegno.— 
FF.    Vigano    Onorato,    di    Chiarottini, 
celebre    Coreografo.  —  Disegno    con  una 
memoria  e  senza  conto  veruno.  — 


l9 
Quel  Angelo  Fossati  che  primo  aveva 
indicato  il  sito  e  dato  alla  presidenza  il 
suggerimento  del  nuovo  Teatro,  come,  ap- 
punto più  sopra  ebbe  a  dirsi,  ideò  ed 
eseguì  un  modello,  che  se  fede  prestar 
dobbiamo  alle  asserzioni  di  chi  l'ha  ve- 
duto sorpassava  forse  qualunque  altro  in 
bellezza  di  forme,  ed  in  dignità  di  deco- 
razioni: questo  sorprendente  modello,  per 
ragioni  che  sono  ignote,  non  venne  dal- 
l' autore  posto  alla  concorrenza  :  egli  si 
contentò  solo  di  esporlo  al  pubblico  giu- 
dizio in  un  luogo  vicino  ai  monastero  di 
San  Zaccaria,  ove  per  più  giorni  in  giu- 
gno 1790  fissò  l'ammirazione  degli  intel- 
ligenti, e  riscosse  l'applauso  di  quelli  che 
non  lo  sono  :  in  oggetti  di  belle  arti,  ed 
in  cose  soggette  a  sensi,  anche  il  popolo 
esser  può  buon  giudice.  Non  è  d'  uopo  sa* 
perne  di  pittura  per  decidere  della  bel- 
lezza della  Madonna  della  Seggiola  di  Raf- 
faelo,  dell'Assunta  di  Tiziano.  L'antico 
Panteon  di  Roma,  sorprende  anche  V  idiota 
egli  piace.  —  Misere  quelle  arti,  diceva 
d'  Alembert,  le  bellezze  delle  quali  non 
sono  che  per  gli  Artisti!  (io) 

C%e   all'architetto  Fossati,   vi  è  stato 


qualche  altro  ingegno  clic  prova  far  volle 
del  proprio  sapere  ;  narra  il  nob.  signor 
conte  Marco  Corniani  degli  Algarotli,Inspet- 
tore  delle  Miniere,  che  il  padre  di  lui  or- 
dinò un  modello,  e  che  il  fece  condur- 
re secondo  le  conceputc  idee;  ncppur  que- 
sto dal  nobile  autore  venne  prodotto  al 
concorso,  ed  ammirasi  tuttora  (i837)  nelle 
case  della  famiglia  Corniani,  site  a  San 
Ganciano  di  Venezia  nel  luogo  detto  Bir- 
ri in  Calle  stella.  — ■ 

La  sera  di  Domenica  29  Maggio  1790 
si  è  convocata  la  società  pel  nuovo  Teatro 
nella  sala  della  nobilissima  accademia  dei 
Filarmonici  che  era  in  allora,  nell'identi- 
ca località  ove  adesso  si  è  ridotta  la  gran 
sala  de' pranzi  neli' Imp.  Reg.  Palazzo  a 
S  Marco,  sopra  1  Atrio  che  dalla  Piazza 
mette  alla  strada  dell'Ascensione;  ivi  la 
presidenza,  a  mezzo  di  ragguardevol  per- 
sonaggio della  Repubblica,  diede  le  neces- 
sarie informazioni:  fece  conoscere  che  il 
totale  acquisto  degli  stabili  demoliti  per  la 
erezione  del  Teatro,  e  luoghi  adjacenti, 
costò  ducati  i54,ooo  quali  ora  corrispon- 
derebbero ad  Italiane  L.  4i5,4oo.  —  Che 
a  togliere  la  noja  delle  lunga  descrizione 


2  [ 

se  si  avesse  voluto  dar  individuale  notizia 
di  tutti  gli  offerti   progetti,   si  era  stimato 
conveniente    ed  opportuno    porgere  ai  ri- 
flessi   della    Società    V  informazione    ed    il 
giudizio   scritto    dagli    fHustri  esaminatori, 
sopra  quattro  de'  modelli  i  meno  difettosi 
degli  altri.,  e  in  conseguenza  men  lontani 
dal  premio.    Furono    questi  accennati  con 
le   lettere  G.   V.   T.   Z.,  cioè  del  sig.  An- 
drea Bon    di  Treviso,    del  sig.    cav.    Cos- 
simo    Morelli    d'  Imola,    del    signor    Gio: 
Antonio  Selva  di  Venezia,  e  del  sig.  Pietro 
Bianchi  veneto.  Che  la  presidenza  non  in- 
tendeva già  offrire  questi  modelli  alla  scel- 
ta e  votazione  della  società,    come  gareg- 
gianti di  pregii,  o  soggetti  a  censura  pel 
numero  e  per  la  parità  de' difetti,  ma  che 
solamente  si   limitava  a   dimostrare  la  su- 
periorità del  terzo    a  fronte  degli  altri,  il 
perché  raccolte  allora  le  voci,  venne  scelto 
il  modello   Selva  lettera  TV,    con  72  voti 
approvativi,  contro  28  negativi.  — 

Questa  deliberazione,  già  da  lungo  tem- 
po vociferata  e  preveduta,  non  lasciò  luo- 
go a  meraviglia:  si  vollero  fare  delle  az- 
zardate deduzioni,  molto  ne  disse  il  pub- 
blico e  sembra  anche  che  la  convocazione 


J.J. 

restasse  sciolta  senza  che  parola  pur  ve- 
irisse  proferita  riguardo  al  premio  promes- 
so all'autore  del  migliore  progetto,  anzi 
la  società  stessa  ebbe  in  seguito  a  solen- 
nemente dichiarire  che  essa  aveva  scielto 
il  men  difettoso  fra  i  progetti  senza  perciò 
crederne  1'  autore  meritevole  del  pre- 
mio. (14)  (i5) 

In  questo  torno  comparve  alla  luce  un 
opuscolo  in  ottavo,  col  titolo:  —  Semplici 
lumi  tendenti  a  render    cauti   i  soli    inte- 
ressali nel  Teatro    da  erigersi    nella   par- 
rocchia di  S.    Fantino  in    Venezia,   prima 
che  dieno  il  loro  voto  a  quel  modello  che 
tra  diversi,  all'occhio  lor  materiale  e  non 
intellettuale  maggiormente  piacesse; — con 
due  tavole  in  rame  ;  1'  autore    è  anonimo, 
ma  per    alcuni   indizii ,  somministrati  dal- 
l' operetta  medesima,    si  vien  a    rilevare, 
secondo  l'opinione  del  chiarissimo  Emanue- 
le Cigogna  che  sia  questo  uno  scritto  del 
cavaliere   e    procurator   Andrea    Memmo , 
reputatissimo  fra  i  padri   della   repubbli- 
ca.  (16)  Quest'opuscolo  ebbe    subito  una 
ristampa.  (17) 

La  scelta  del   modello  Selva,   fu  il  se- 
gnale di  grande  commozione;  L'architet- 


23 

to  Bianchi,  adontatosi  che  il  suo  proget- 
to Z.  comunque  uno  de' prescelti  dagli  il- 
lustri -indici  e  proposto  alla  società,  non 
fosse  da  essa  peppur  messo  a  voti,,  impu- 
gnò giudiciariamente  la  social  decisione, 
e  con  scrittura  primo  giugno  1790  sosten- 
ne come  il  modello  Selva  anziché  merita- 
re l'onor  della  preferenza  ed  il  compenso 
del  premio,  aver  doveasi  in  non  calle,  sic- 
come quello  che  forse  meno  di  tanti  altri 
soddisfaceva  alle  condizioni  del  Program- 
ma primo  novembre  1789;  che  la  società 
medesima,  dopo  datasi  da  se  una  legge, 
non  poteva  allontanarsi  dal  seguire  le 
prescrizioni  di  quella,  né  doveva  per  ogni 
causa  e  ragione  scegliere  un  modello,  il 
quale,  abbenehè  atto  a  soddisfare  con  l'ap- 
pariscenza delle  forme,  non  corrispondeva 
altronde  aUe  smanate  prescrizioni.  Chiese 
a' tribunali  che  fosse  inibito  alla  società 
stessa  far  condurre  i  lavori  secondo  le 
traccie  del  progetto  Selva,  protesta  solen- 
nemente contro  ogni  menoma  ulterior  pro- 
cedura, ed  accampa  così  accerrima  lite, 
accagionando  di  mala  fede  la  società  per 
aver  con  l'esposto  contegno  mancato  ad 
un  solenne   contratto,  tra  essa  e  gli  archi- 


J4  .  * 

tetti  die  furono  invitati  a  presentare  le 
opere  loro  al  concorso.  (18) 

Alla  causa  col  Bianchi  si  associarono  po- 
scia anche  gli  architetti  Pietro  Checchi* ., 
autor  del  modello  F.,  ed  Antonio  Pungi- 
leoni  autor  del  modello  segnato  BB.,  ma 
poco  dopo  si  levaron  di  briga  ,  e  rimase 
il  solo  Bianchi  a  continuare  il  conflitto  (19). 

Si  difese  la  Società  opponendo,  che  nel 
suo  manifesto  aveva  pubblicato  di  riser- 
varsi a  presciegliere  ed  approvare  nel  mo- 
do che  da  essa  si  crederà  il  migliore  uno 
de' proposti  progetti;  che  secondo  il  pa- 
rere de' tre  illustri  professori  essendo  stati 
riconosciuti  tutti  i  modelli  difettivi  delle 
prescritte  condizioni,  e  perciò  nessuno  me- 
ritevole del  promesso  premio,  non  lo  ave- 
va abdicato  a  nessuno,  ma  tuttavia  nel- 
l'esposizione dei  quattro  preferiti,  rilevan- 
do uno  di  essi  modelli  il  più  soddisfacente 
alli  suoi  oggetti,  tuttoché  difettivo  aneli  es- 
so, in  alcuna  delle  condizioni  si  era  de- 
terminata, con  la  massima  pluralità  de  111 
voti,  non  già  a  premiarlo,  ma  ad  addot- 
talo per  la  fabbrica  da  farsi,  e  concluse 
ricercando  alla  giustizia  di  non  esser  ob- 
bligata a  scegliere  uno  anziché  1  altro  dei 


25 

quattro  preferiti  modelli,  per  premiarne 
Fautore,  siccome  aveva  proposto  l'avver- 
sario Bianchi  nella  prima  di  lui  intimazio- 
ne, (20)  ritenendosi  arbitra  invece  di  pre- 
ferire quello  che  più  apparivagli  soddisfa- 
cente, poiché  nessuno  era  stato  giudicato 
meritevole  della  corona,  come  ancora  si 
è  detto.  — 

Questa  straordinaria  lite  alla  quale  pre- 
sero parte  come  difensori  i  primari  av- 
vocati ed  intervenienti  (patrocinatori)  della 
città,  venne  sostenuta  dalle  due  parti  con 
somma  energia,  e  con  grande  alacrità  e 
pertinacia  per  parte  dell'  attore  Bianchi. 
Le  cose  erano  giunte  a  tale  da  non  poter 
esser  terminate  che  con  una  transazione, 
al  quale  passo  la  bravura  e  la  sagacità  dei 
due  avvocati  Antonio  Socci,  e  Tommaso 
Gallini  Andriani  seppero  condurre  i  liti- 
ganti e  combinar  con  generale  applauso  e 
soddisfacimento  un  accordo  che  venne  con- 
cordemente sottoscritto  il  giorno  3i  lu- 
glio  i79o.  — 

In  questo  accordo  fu  detto  che  i  con- 
tendenti intendevano  transigere  ed  intiera- 
mente consumare  ogni  pendenza  dipenden- 
te dall'attacco  Bianchi  in  data  primo  giù- 


»6 

gno  1790,  accordando  questi  che  la  società 
progredisca  la  fabbrica  del  suo  Teatro  co- 
me più  le  piace,  ed  obbligandosi  quella  a 
deferire  al  Bianchi  il  premio  delli  trecento 
zecchini  qualora  da  una  pubblica  accademia 
d'  arti  in  Italia,  a  scelta  dei  Bianchi  me- 
desimo, dopo  esaminato  il  modello  mar- 
cato Z,  1'  analogo  disegno  e  la  memoria 
stampata  in  confronto  foìl*  relazione  dei 
tre  illustri  professori  Buratti,  Stratico  e 
Fontanesi,  fosse  creduto  che  il  di  lui  pro- 
getto avesse  tutte  le  condizioni  ricercate 
col  programma  0  manifesto  pubblicato  dal- 
la società  medesima.  —  .Rimase  cosi  estinta 
una  causa  che  per  due  intieri  mesi  esercitò 
1'  acume  di  rinomati  giureconsulti,  diede 
sviluppo  a'  loro  motti  frizzanti,  e  tenne 
desta  ed  interessata  la  pubblica  curiosità 
che  volle  sua  messe  nell'  apostrofare  mor- 
dacemente gli  andamenti,  e  la  condotta 
dell'una  parte  e  dell'  altra.  (21) 

I  lavori  della  edificazione  andavano  pro- 
gredendo con  maravigliosa  attività  ;  i  più 
eletti  artieri  di  Venezia  misero  a  contrnbu- 
zione  la  propria  industria;  e  guidati  dal- 
l'architetto Selva  seppero  superare  tutti  gli 
ostacoli,  tutte  le  difficoltà  che  tanto  sono 


^7 
frequenti  e  comuni  in  questo  suolo  di  ma- 
remma, su  cui  le  pratiche  dell'arte  bisogna 
che  sieno  modificate,  con  appositi  pru- 
denti adattati  ripieghi.  —  Gran  merito  sì 
è  guadagnato,  fra  tutti,  il  proto  Antonio 
Solari,  espertissimo  uomo,  cui  venne  af- 
fidato il  dettaglio  delle  operazioni;  e^li 
seppe  riuscirne  con  onore  ed  applauso,*5  e 
ne  riportava  anche  meritato  guiderdone, 
il  perchè  dilatate  a?endo  le  proprie  finan- 
ze, riuscì  co' suoi  danari  ad  acquistare  un 
tondo  e  fabbricarsi  una  appariscente  e  co- 
moda casa  in  circondario' di  S.  Gervasio 
e  Protasio,  presso  il  ponte  d?t*o  delle  me- 
raviglie, che  ancora  Mia  e  nuora  sussiste 
ma  non  più  censita  in  dita  Solari;  che 
questa  famiglia,  dopo  la  morte  di  lui, 
discese  dall'agiatezza,  aHa  aiec^ocrhà,  alla 
scarsezza,  colpa  forse  i  politic:  sovverti- 
menti, ma  in  parte  anco  per  causa  al  dogo 
ordine  col  quale  i  figkeoli  d;.  Antonio 
seppero  condurre  i  loro  interessi.  (22) 

L'accademia  Italiana  sce!ta  dall'architetto 
Bianchi  per  l'esame  del  di  lui  modello,  e 
perchè  possa  aver  esaurimento,  in  questa 
sua  parte  l'accordo  3i  luglio,  fu  l'illustre 
Clementina  di  Bologna  della  quale  il  Bianchi 


23 

medesimo  era  socio  onorario,  come  lo  era 
dell'  accademia  Udinese  oltreché  pubbli- 
co mattematico  Veneziano. —  Questo  rispet- 
tabile istituto,  con  solenne  alto,  primo 
novembre  1790,  esposte  le  traccie  sulle 
quali  ebbe  a  condurre  1'  esame,  ritrova 
esattamente  soddisfatte  le  condizioni  del 
programma  primo  novembre  1789,  e  con- 
clude con  accordare  amplissima  e  com- 
pleta approvazione  all'  offertogli  modello, 
per  cui  anzi  ne  tributa  encomj  al  chiaris- 
simo autore.  (20). 

Untale  atto  venne  immediatamente  fatto 
stampare  in  Bologna  nella  stamperia  di 
S.  Tommaso  d'Acquino,  ma  il  Bianchi  vi 
fece  premettere  1'  esame  delli  tre  profes- 
sori Buratti,  Stratico  e  Fontanesi,  assieme 
alla  confutazione  da  lui  fattavi,  e  com- 
parve perciò  in  Venezia  un  bellissimo 
opuscolo,  corredato  di  tavola  in  rame,  e 
da  lui  dedicato  a  S.  Eccellenza  Andrea 
Merarao,  cavaliere  e  procurator  di  S.  Marco 
nome  ricordato  altra  volta  nel  corso  di 
queste  memorie.  Bianchi  conseguì  final- 
mente il  meritato  premio,  (24) 

Intanto  che  queste  cose  si  agitavano,  i 
lavori  pel  nuovo  Teatro  ivano  progreden- 


29 

(io  con  grande  rapidità,  e  mentre  demoli- 
vansi  i  vecchi  caseggiati,  e  se  ne  asporta- 
vano le  macerie,  eran  tracciate  da  altra 
parte  le  linee  de'  nuovi  perimetri,  faceansi 
le  fosse  nelle  quali  esser  doveano  gettate 
le  fondamenta  robustissime,  ed  aprivasi  il 
corso  ad  un  nuovo  canale  che  prestar  do- 
veva comodo  e  largo  approdo  al  nuovo 
Teatro.  Così  ampie  escavazioni  presenta- 
rono sovente  alla  luce,  framezzo  a  strati 
fangosi,  non  senza  stupore  de'  lavoratori, 
grandi  masse  di  mercurio,  da  ignota  epoca, 
colà  perduto;  novella  prova,  dice  l'erudi- 
to nostro  Filiasi,  della  floridezza  in  cui 
erano  in  Venezia  le  manifatture,  le  arti, 
ed  il  commercio,  anco  ne'  vetusti  tem- 
pi. —  (25)  Ventisette  mesi  vennero  im- 
piegati in  quest'opera,  ma  ove  detrarre 
si  voglia  il  tempo  stesso  nelle  demolizio- 
ni che  cominciarono  il  febbrajo  1790,  e 
quello  occorso  per  la  interna  pitturazione, 
per  gii  apprestamenti  e  per  1'  addobbo  del 
Teatro,  si  trove;à  clie  la  edificazione  ven- 
ne condotta  a  termine  in  soli  dieciotto 
mesi,  poiché  il  Teatro  stesso  fu  operativo 
alla  metà  di  maggio  dell'anno  1792.  — '(26) 
Questa  nuova  apertura,  preceduta  da  tan~ 


3o 

ta  aspettativa  resa  solenne  perchè  combina- 
ta in  circostanza  della  più  cospicua  e  splen- 
dida festività  che  contrassegnasse  i  fasti  del- 
la Veneziana  Repubblica,  resa  vieppiù 
brillante  per  la  favorita  stagione,  e  cla- 
morosa per  T estrordinario  concorso  d'il- 
lustri forestieri  e  de'  più  agiati  sudditi  del- 
le vicine  Provincie,  ebbe  luogo  la  sera 
del  mercordì  1 6  maggio  1792  con  l'opera 
d'Alessandro  Pepoli,  •  giuochi  d'Agrigen- 
to, posta  in  musica  da  Giovanni  Paisiello, 
e  sostenuta  da  valentissimi  attori,  quali  e- 
rano  allora,  il  tenore  Giacomo  David, 
il  soprano  Gasparo  Pacchierotti,  e  la  ce- 
lebre Brigida  Eanli;  che  sullo  stesso  tea- 
tro comparve  1'  ultima  volta  in  carnovale 
1804,  assieme  all'impareggiabile  Silva,  po- 
co dopo  rapita  all'ammirazione  ed  agli 
applausi  dell'universa  Italia.  (27) 

Anche  in  quest'incontro  nacque  quello 
che  ordinariamente  succede  in  simili  av- 
venimenti. La  poesia,  la  condotta  del  dram- 
ma, la  musica,  ed  in  parte  anco  la  ese- 
cuzione, non  corrisposero  alla  general  es- 
pettazione;  si  avrebbe  desideralo  di  meglio, 
ma  più  che  altro  soggiacque  a  gravissima 
critica    il   Teatro,  e  vennero  scagliate   ri- 


Ól 

marche  acerbissime  all'architetto  Selva,  per 
la    porta  non    combinata   alla  metà    della 
platea,  per  la  ristrettezza  del  palco  sceni- 
co, per  la    tortuosità  del    corridoio   verso 
la  riva    d'  approdo,    per   le    scale  fra   un 
ordine  e  1'  altro,  di   difficilissimo  ed  equi- 
voco accesso;  si  lodò  la  disposizione  e  la 
nobiltà  dell'atrio  interno,  l'aspetto  del  fab- 
bricato verso  il  canale,  si  diede  lode   an^ 
co    alla  gran    curva    teatrale,  ma   siccome 
questa  erasi  tracciata  dal  Selva    copiando 
quella  che  l'architetto    Maccaruzzi    adottò 
forse    tredici    anni    avanti    pel    bellissimo 
Teatro  Balbi  di  Mestre,  così  nessun  lustro 
ricade  a  mento  di  lui,    e  venne  disappro- 
vata   invece  fino    al    dileggio    la   facciata 
principale  dell'  edifizio  sul  campo  S.  Fan- 
tino, la  quale,  anziché  presentar  l'idea  di 
un  Teatro,  cui  stanno  per    accessori  sale 
e    ridotti ,     diceasi    indicare  piuttosto     un 
modesto   luogo    di    convegno,  e  quasi    un 
palazzino    con    granaio,   senza    alcuna    di 
quelle  maschie  e  caratteristiche  decorazio- 
ni che  sarebbero  state  relative  alla  impor- 
tanza ed  alla  destinazione  di  siffatto  gran- 
dioso stabilimento.  —  (28) 

Eneomii  altronde  n'ebbero  i  decoratori, 


Ù1 

ed  i  pittori.  Quel   cav.  Francesco   Fonta- 
nesi,  uno  dei   giudici  alla  scelta  dei   mo- 
delli,, dipinse  le   scene  dell'opera,   e  Pie- 
tro   Gonzaga    Bellunese,  che    nel    libretto 
del  dramma  è   indicalo  erroneamente   per 
Veneziano,  colorì    quelle  pel  ballo.   Piac- 
que  all'  estremo   il   secondo  sipario,    ossia 
il    tendino    de'  balli,    eseguito    da   questo 
stesso  Gonzaga,  con  una  maestria  che  por- 
tava l' illusione  al  suo  colmo.  Rappresen- 
tò in    esso  con    rara   semplicità    ?  atrio  a 
volta  di  un  Tempio,  di  base  circolare,  la 
cui   porta    socchiusa    lascia     furtivamente 
sortire  vivissima  luce  che  indica  esser  là 
dentro  il  sacrario  d'Apollo;  stanno  al  di 
fuori    le  Muse,  e   signoreggiano  fra   tutte 
Euterpe  e  Tersicore ,  che  s'affrettano  eoa 
le  sorelle  Talia,  Melpomene,  ed  Erato,   a 
festeggiare  il  lor  nume,  mentre  librata  nel- 
l'aria, aleggia  una  fama  in  atto  di   squil- 
lare eoa  la  tromba  di  Clio.  —  Fan  coro- 
na all'interno  edilizio    le  statue  de' filoso- 
fi, e  de'  poeti  i  più  celebri,  sia  dell'antica 
che  della  moderna  età.  Questa  portentosa 
tela   venne    nel    corso  di    quarantaquattro 
anni  per  ben  due  volte  ridipinta  essendo- 
si creduto  non  poter  far  meglio  che  con- 


53 
servarla,  a  decoro  del  Teatro,  e  ad  inco- 
ìaggiaineuto  delle  Arti  belle.  (29) 

Fu  allora  che  le  satire  sortivano  da  o- 
gni  parte.  Ne  fu  preludio  un  sonetto  in 
vernacolo  veneziano,  fin  dal  gennaio  1790, 
mandato  con  viglietto  anonimo,  al  librajo 
Curti  che  rifiutò  per  prudenti  viste  d'in- 
serirlo nella  gazzetta  urbana,  di  che  era 
piegato.  Si  contentò  questi  di  annunziare 
la  cosa,  ripetendo  il  solo  capo  verso  che 
così  suona: 

Un  Teatro  io  Venezia  xe  da  far.  (3o) 
Taluno  sospetta  che  fosse  opera  del  ce- 
lebre nostro  Gio.  Battista  Bada,  ma  nulla 
mai  se  n'  è  potuto  sapere  di  positivo. 
Mentre  si  stava  erigendo  la  fronte  prin- 
cipale e  che  sorgevano  i  tronchi  delle 
quattro  colonne,  si  lesse  una  mattina  a 
grossi  caratteri  scritto  sopra  di  esse:  «  Mì- 
sere! a  che  siam  destinate?  »  e  poco 
dopo  quando  vi  si  soprappose  il  leggier 
balaustro  altro  scritto  diceva:  »  Ohimè! 
respiriamo.    » 

Comparve  in  seguito  lunga  satira  in 
prosa  la  cui  base  era  un'  acre  ironìa,  un 
sarcasmo  de' più  pungenti  ed  arditi.  Tutti 
1  supposti  difetti  del   Teatro,  erano  assi- 

3 


mihati  alle  vicende  dell'umana  vita,  alla 
ordinaria   sorte,  al  destino    de  viventi    su 
questa  terra.  Tutto  era  simbologia,  tutto 
tracciato  con  le  viste   di  saggia    filosofia. 
Per  esempio,  diceasi  in  essa  che  l  appro- 
do al  Teatro  facile  e  spedito  nel  giunge- 
re, penoso  al  partire,    tale  aveas^  combi- 
nato dall'architetto  per  ricordare  a  mortali 
come  facilmente  l'uomo  si  ingolla  e  per- 
de  nel   piacere,    ma   che    con    altrettanta 
difficoltà   può   riuscire   da   quello   a   sda- 
marsi. -  Che   il  calle   onde   si    penetra 
nella  platea,  tortuoso,  e  ristretto,  volea  di- 
re esser  la  strada  per  cui  giungere  al  be- 
ne, sovente  disastrosa  e  indiretta.  —  Uic 
se  lo  spettatore,   dopo  tante   spese  e  fati- 
che   pure  era   arrivato  a   sedere,  ma  solo 
sentiva  il  suono  e  le  voci,  senza  veder  lo 
spettacolo    causa  la    soverchia   depressio- 
ne  del   palco    scenico,    ciò   erasi  maravi- 
gliosamente combinato  dal  Selva,  per  pro- 
vare quel  gran  principio,    l'uomo  quando 
Irede^sser  giunto  all'apice  della  felicita, 
appunto    allora  trovasi   circondalo  da   tri- 
boli e  da  pene,  col  crudel  disinganno  che 
lo  tormenta.   La  facciata   sul  campo   dava 
a  vedere    che  i   proprietari!  erano    possi- 


.  35 

denti,  poiché  1  balconi  in  terzo  ran^o 
sembrano  adattali  a  un  granaio,  e  le  te- 
ste poste  a  serraglia  delle  nicchie,  erano 
teste  di  riserva,  pel  caso  in  cui  le  sotto- 
poste statue  perdessero  la  loro,  niente  es- 
sendo al  mondo  più  facile  da  perdersi 
quanto  la  testa.  Con  simili  stranezze  venne 
sferzato  1' architetto  edificatore;  anzi  l'a- 
nimosità de'  detrattori  giunse  perfino  a  fe- 
steggiare altra  satira  acrostica  ideata  e 
composta  dallo  scherzoso  nostro  poeta  A- 
lessandro  Zanchi  il  quale  valendosi  della 
parola  Societas,  scolpita  su  quella  fronte 
lesse:  Sine  —  Ordine  —  Cum  —  Irre-ola- 
ritate  —  Erexit  —  Theatrum— Antomus  — 
òelva.  (5i) 

Pure  quanti  architetti,  si  onorerebbero 
di  aver  compiuta  un'opera  come  il  Tea- 
tro di  Gio.  Antonio  Selva!  per  valutarne 
le  bellezze,  bisogna  conoscere  quali  diffi- 
coltà gli  è  convenuto    superare,   quali   ri 


pieghi  ammettere,  a  quanta  tortura  venne 
sottoposta  la  fantasia  di  lui,  e  qual  corre- 
do d  industria,  di  parsimonia,  e  d'avve- 
dutezza gli  è  convenuto  impiegare.  Un  a- 
rea  che  malissimo  si  prestava  alle  varie 
esigenze;    le  prescrizioni    del   programma 


36  . 

rigorose,    capaci  ai   inceppare    qualunque 
pi!  svegliato  talento;  l'occhio  critico  degli 
antagonisti  sempre  pronto  ut   trovare  ap- 
pigli al  cavillo  e  pretesto  alle  opposizio- 
nC  pure  il  veneziano  architetto  tu ito  valse 
a  moderare,  e  con  prudente  condona  trion- 
fò degli  ostacoli,  riscosse  gli  applausi  de- 
gli intelligenti,  e  1"  approvazione  eziandio 
Si  coloro   che  seminavano    i  pi»    affacen- 
dati    a    mormorare  ed    a  deprimere,    anzt 
«berti  conat.  di  opinioni  e  di  pareri  non 
becero  che  vieppiù  rilevare  il  mento  is- 
tinto di  lui,   e   ne   sia  prova    1  alta  ripu- 
tatone   in    cui   giunse    anche   pwA 
stranieri  che  lo  ha  fatto  preferire  a   tutti 
nella  fabbrica  del  Teatro  g'ande1''   lr'^ 
ste,  da   esso  ideato    e  sui    disegni  da   lui 
da  i   in   massima   parte    condotto    durai,  e 
Sli  anni  i799,   .8oo  con  applauso  umvei- 
sSale  e  con  soddisfacimento  di  que'propneta- 
rii  conti  Cassis  che    spontanei  glie   ne  a- 
veano  affidata  l'ardua  incombenza.  11  tea- 
tro della  Fenice  in  Venezia  compaive   di 
subito  in  rango  co'primarj  d  Itali, t,  ed  al 
paro  del  Teatro  Pergola  in  Firenze,  del 
ìa  Scala  a  Milano,  e  del  s.  Cado  d^M 

poli,  divise  con  essi  la  facoltà  di  detei 


57 
minare  il  grado  di  rinomanza  di  cui  sono 
meritevoli,  i  poeti,  i  maestri  e  gli  artisti 
che  contribuirono  co' loro  talenti  ai  teatra- 
li spettacoli.  (5i) 

Questo  Teatro  primario  si  è  sempre  so- 
stenuto con  decoro  e  magnificenza;  non  mai 
però  ne  potè  ritrarre  utilità  alcuna  la  So- 
cietà   proprietaria  cui    invece   fu    sempre 
oneroso,    e  di    gravissima  annuale    spesa, 
causa  le  eccessive  pretese    degli  impresa- 
ri,  le  straordinarie    paghe    accordate    dal 
fanatismo  alla  abilità  de' virtuosi,  per  cui 
al    dire  del    grazioso    e    coltissimo   nostro 
Luigi  dottor  Locatelli.(55)  da  quaranta  an- 
ni a  questa  parte  la    virtù  teatrale   fa  a- 
gio,  e  si  profonde  dai  privati  più  volen- 
tieri ed  in  maggior  abbondanza  il  danaro 
a  coloro  che    solleticano    le    orecchie    coi 
strilli    e    gorgheggi,  anzi    che  agli    altri   i 
quali  con  dottrine  di  saggia  filosofia   ten- 
tano   guidare   la   testa  ed    il  cuore    sulle 
traccie  del  vero  e  del  giusto   alla  pratica 
delle  sociali  virtù. 

Fin  dall'anno  1800,  alcuni  fra  i  socii 
lagnavansi  di  siffatta  penosa  condizione, 
anzi  vi  fu  un  Giuseppe  Giacomo  conte 
Albrizzi  membro   della  società  medesima, 


58 

dio  ai  propri  colleglli  propose  un  piano 
economico  su  cui  modellare  per  l'avveni- 
re le  esazioni  e  limitare  le  spese  sociali; 
ma  questo  piano  che  riduceva  l'ordinaria 
annua  dotazione  da  venticinque  mila  a 
sedici  mila  ducati  cioè  da  franchi  ^Soo, 
a  franchi  ^g,6oo,  che  assoggettava  gli  im- 
presaij  a  discipline  non  usuate,  con  l'in- 
tendimento di  reprimere  le  di  loro  pretese 
non  poteva  riuscire  operativo,  poiché  la 
forza  sta  appunto  negli  impresarj ,  e  la 
potenza  nel  danaro^  e  senza  questa,  non 
è  possibile  vincere  la  resistenza  di  quelli 
che  in  ogni  evento  sarà  sempre  prepon- 
derante, (54)  il  perchè  non  venne  accolto. 
Con  lo  scorrer  degli  anni  l'andamento 
delle  cose  anziché  prender  buona  piega, 
peggiorava  di  molto,  e  le  politiche  vicen- 
de, coli'  influire  sulla  privata  economia 
de'  cittadini,  rendevano  la  condizione  dei 
proprietari  sempre  più  difficile  e  critica.  — 
Difatti  v'  è  memoria  che  sulle  scene  della 
Fenice  non  solo  si  videro  drammi  buffi, 
e  semiserj,  ma  vi  si  rappresentarono  per- 
fino commedie.  —  Ciò  però  ebbe  luogo 
una  sola  volta,  cioè  nella  stagione  estiva 
del  1806,  in  cui  agì  la  comica  truppa  di- 


retta  dall' Àndol fatti,  alla  quale  era  ascrit- 
to il  rinomatissimo  Petronio  Zanuerini, 
Bolognese,  anzi  se  nuli' altra  memoria  vi 
fosse  intorno  la  vita  di  così  celebre  nuo- 
re sia  ricordato  almeno:  Che  Y  ultima  ^>i- 
ta  in  cui  il  vecchio  Petronio  declamò  a 
Venezia,  fu  questa,  l'ultimo  Teatro  su  cui 
comparve,  la  Fenice,  e  l'ultima  rappre- 
sentazione —  Elisabetta.  —  Dramma  tra- 
dotto  dall'1  originale  di  Favieres,  in  cui 
con  esimia  bravura  sosteneva  l' interest 
santissimo  personaggio  Simeone. 

Che  se  in  la  sera  21  dicembre  del  1822 
sulle  stesse  scene  della  Fenice,  venne  rap- 
presentata la  Regata,  commedia  del  ricor- 
dato nostro  Alessandro  Zanche  e  le  Con- 
venienze Teatrali  farsa  di  Simon  Sogralì, 
questo  caso  particolare  non  fa  eccezione 
al  sistema.  —  S'  intese  allora  oirrire,  con 
regolare  magnificenza,  uno  spettacolo  na- 
zionale alla  Maestà  dell'  Imperatore  e  Re 
Francesco  Primo,  all'Augusta  di  Lui  con- 
sorte Carolina  di  Baviera,  all'Imperatore 
delle  Russie,  al  Re  di  Prussia,  al  Re  di 
Napoli,  ed  al  numeroso  stuolo  di  altri 
Principi,  che  in  quell'epoca  onorarono  Ve- 
nezia di  loro    presenza.    Nella    medesima 


4o  

faustissima  occasione  si  e  ivi  riprodotto 
anche  un  dramma  buffo,  il  Matrimonio 
Secreto,  musica  del  Cimarosa,  e  poesia  di 
quel  celebre  prete  Lorenzo  da  Ponte,  già 
poeta  cesareo,  successore  del  Metastasio, 
sventurato  seguace  d'una  illusoria,  ed  e- 
saltata  filosofia  che  lo  trascinò  in  America, 
ramingo  in  traccia  di  una  sognata  feli- 
cità. All'  uopo  deli'  indicata  comica  rap- 
presentazione venne  per  quella  soia  sera 
trasportata  dall'altro  Teatro  Vendramio  a 
san  Luca,  ove  attualmente  agiva  la  trup- 
pa diretta  da  Gaetauo  Goldoni,  avendo-si 
preferito  agli  altri  Teatri  questo  delU  Fe- 
nice, il  quale  per  vastità  meglio  di  qua- 
lunque altro  prestavasi  alla  esigenza  delle 
decorazioni,  e  soprattutto  per  ricchezza  e 
per  nobiltà  di  addobbi,  oilriva  condegno 
ricetto  al  ragguardevole  concorso  di  taute 
corti  Sovrane.  (55) 

Per  conservare  nel  rango  de' prima:] 
d'Italia  questo  teatro,  ed  a  sostenerne  il 
decoro  accorse  con  annuali  somministra- 
zioni la  podestà  Edile,  largendo  di  rag- 
guardevoli sussidj,  onde  supplire  alla  im- 
potenza de'  socii  proprietarii.  —  Quel 
sistema   per   cui    è  stabilito    che   le    città 


centrali,  in  cui  ha  luogo  la  residenza  del 
i ^presentante  Sovrano,  debbano  avere  un 
nobilissimo   teatro,  un   teatro   <? etichetta 
questo  stesso  sistema  protesse  il  decoro  della 
*  etnee,  e  già  fino  da' tempi   italiani,  data 
esclusione  a  qualunque   diverso  genere  di 
rappresentazioni,    comparvero    su     aueste 
scene  solo  drammi   e  balli  scrii,  ne  ven 
nero  accolti  come  attori  se  non  personag- 
gi  valentissimi,  in  gergo   teatrale    distinti 
col  nome  d  attori  di  cartello.  (36) 

A   questo   punto    in  cui   sul  decoro  del 
teatro    e  sulle  teatrali  convenienze  si  par- 
la, cade  a  proposito  ricordare  che  la  no- 
vità di  un   teatro   classico   in   Venezia,  se 
ha  potuto   stuzzicare   il   livor  della  satira 
valse  altronde  a  determinare  i  pensamen- 
ti di  qualche   filosofo  che  con  esatte  dot- 
tane,  mise  in  chiaro  lume  i  vantaggi  de- 
rivanti alla  pubblica   educazione,  alla  ci- 
viltà, ed  ai  costumi  delle  oneste  sceniche 
rappresentazioni,    e    indicava    quali    esser 
debbano  i  requisiti,  ed  i  sistemi  fondamen- 
tali del  bello  armonico  teatrale.  —  Andrea 
Rabbi,  nome    noto    alla  Repubblica  delle 
lettere,  volle  occuparsi  di  tale  materia,  ed 
in  un  opuscolo,  da  lui  appunto  intitolato 


il  bello  armonico  Teatrale,  raccolse  i  pnn- 
ripi  estetici  delle  arti  belle,  e  con  kj» 
daP  d'un  trattato  del  cavaliere  P.anell.  es- 
pose le  maxime  ed  i  pr.BC.pj,  per  cu 
indurre  le  sceniche  rapprese, temoni  e 
l'arte  del  teatro  verso    la  poss.b.ie  perfe- 

*nTffi  della  Fenice,  eretto  con  fortu- 
natissimi anspicj,  in  seno  alla  tranqmllita 
ed  alla  pace    ma  però   in  turpe  siamone, 
««anco  Sa  1  ùnge  rombava  terr.bde  .1  nem- 
go  dcUa   rivoltone   e   del  sovvertimento 
sociale,    d.ede   fin    da  pnnc.p.o    causa  di 
amarena,   pel  suicidio   d.  cerio   Michele, 
daoMclteU.no   dall'Agata,   quel  primo 
■1 "rosario    che  aveane  sostenuta  e  dire  - 
te  "l'apertura:  1' infel.ee,  trovandosi  a  mal 
partito    per  economico    sbilancio,   causato 
Sa  la  stessa  impresa,  dec.se  morir  di  vele- 
no, che  amministrò  a  se  medes.mo  .1  pri- 
mo ciorno  della    quaresima    .792-  fb>  A 
leste  sconfortante  preludio    succedettero 
Sn io1  msid.e,  di  lutto.   II.  fanatismo  ab- 
Ciuò  la  mente  degl.  uomin.;  la  seda- 
ne li  ha  trascinati  al  delirio,  e  per  la  Ma 
"'errore   1.   condusse   alla  total  perdi* 


dell 

xione. 


Pure  tutte  queste  vicende,  questi  tram- 
busti,  questa  oscillazione  di  fortuna,  di 
opinioni,  di  ardimenti,  procurarono  anche 
a  Venezia  qualche  aurora  di  tregua,  qual- 
che giorno  d'effimera  giocondità. 

Spettacoli  e  feste   si  sono  più  volte  ri- 
petuti, e  la  venuta  di  cospicui  personaggi  3 
d  uomini  resi  celebri,  per  valore  nelle  ar- 
mi, per  politici  consigli,    per    istorica  ri- 
nomanza, ha  data  occasione  a  magnifici  e 
singolari  apparati,  ed  appunto  il  teatro  la 
Fenice,   risuonò  più  volte   d'applausi  che 
il  fluttuante  volgo,  la  schiera  degli  adula- 
tori,   degli    sfaccendati,  oggi    innalzava  a 
coloro  cui  per  variar  di  fortuna  dovea,  il 
giorno    dopo,    avere  in  abbornmento.   — 
Con  pubbliche  dimostrazioni  di  gioia  ven- 
ne stoltamente  accolta  la  perfidia  coperta 
con  le  insegne  di  libertà;  eguali  dimostra- 
zioni, ebbero  a  vicenda  coloro  stessi,  cui 
la  sorte   delle  armi,   fecero    dominatori  di 
questa  patria;  ma  il  languore  ne' cittadini 
aumentava  m  ragione  alle  esportazioni,  al 
deperimento,  alla  depauperazione,  cui  sog- 
giaceva Venezia,  in  guisa  che,  mancando 
la  forza  di  reazione,  tutto  cadde  nell' av- 
vilimento,   che    conduce  alla    nullità,  alla 


44 

miseria,  ed  una  languida  scintilla  del  pa- 
trio °enio  solo  rimaneva  ad  illuminare  il 
quadro  infausto  delle  nostre  rovine.  (ó9) 
Se  nonché  dopo  tanta  incertezza,  final- 
mente dolce  aura  di  quiete  sorse  a  tran- 
quillare le  agitazioni  ond  era  combattuto 
il  mondo,  e  Venezia  rialzata  dalla  pro- 
strazione, potè  ricondurre  le  idee  de' suoi 
cittadini  ad  un  ordine  che  ammette  siste- 
mi e  metodi  di  esattezza  e  di  regola.  Sic- 
come poi  nella  estesa  catena  degli  avve- 
nimenti,  uno  sull'altro  influisce,  ed  1 
secondarli  da  maggiori  derivano,  cosi  la 
«rande  riordinazione  politica,  cambiando 
la  sorte  di  questa  città,  miglioro  conse- 
guentemente anco  il  destino  della  Fenice, 
che  d'allora  in  poi,  si  è  vieppiù  conler- 
mato  nella  eletta  serie  de  primari!  teatri 
d'Italia.  ,       1M.       . 

Dalla  sorte  era  pero  stabilito  che  questo 
Teatro  dovesse  perire,  nò  a  salvarlo  dal 
disastro  che  gli  sovrastava  valsero  le  con- 
dizioni raccomandate  dal  programma  pri- 
mo novembre  1789,  ne  l'antiveggenza 
dell'architetto  Selva,  che  munito  1  avea 
con  due  torricelle,  per  gli  apparati  idrauli- 
ci. Forse  che  questi  prudenziali  appresta- 


45 

menti  sarebbero  stati  bastevoli  a  minorare, 
se  non  ad  impedire  la  totale  sua  confla- 
grazione, ma  l'uso  delle  stuffe,  e  non  mai  qui 
per  sistema  adoperate  a  comodo  de' teatri, 
l'infelice  tentativo  dell'illuminazione  a  gas, 
i  cui  ripetuti  esperimenti  si  risolvettero  a 
nulla,  la  introduzione  di  nuovi  focolari  per 
aumentare  e  per  distribuire  il  calore;  l'a- 
dattamento di  questi  sussidii  di  mollezza, 
in  un  edifizio,  dall'origine  sua  non  fatto 
con  tali  viste,  doveva  o  tosto,  o  tardi  tor- 
nare in  suo  danno,  come  accadde  appunto 
la  mattina  del  i5  dicembre  i856. 

t'avvenuta  catastrofe  merita  un  circo- 
stanziato dettaglio,  e  qui  s'imprende  a  det- 
tarlo, avendone  attinte  le  prime  notizie  da 
sicure,  e  legittime  fonti,  ed  in  seguito  an- 
che verificate,  a  mezzo  di  confronti  e  di 
esami  locali,  in  che  venne  favorito  lo  scri- 
vente per  esser  testimonio  di  vista,  e  per 
aver  dovuto  come  obbligo  d'istituto,  assi- 
stere alle  manovre  felicemente  adoprate 
J3er  impedire  la  maggior  irruzione  di  quel- 
l' incendio. 

Nella  prima  metà  di  dicembre  i836, 
ebbe  compimento  la  costruzione  d'  una 
stufFa  ossia  forno  alla  IMeissner,  e  nella  se- 


|6 

ra  di  sabbato  io  dello  stesso  dicembre, 
se  ne  fece  la  prima  prova,  alla  quale  as- 
sistettero, con  gli  artieri,  anco  tutti  quelli 
che  in  ogni  senso  erano  o  incoinbenzati , 
od  interessati  in  proposito.  Forse  che  ogni 
cosa  sembrò  corrispondere  allora  ai  comu- 
ni desklerii,  poiché  nulla  rimase  da  dirsi, 
trattane  qualche  osservazione  di  seconda- 
ria importanza. 

In  quella  prima  notte,  parve  all'uomo 
d'ispezione  che  dormiva  in  uno  stanzino 
appunto  per  tale  incontro  ridotto  ad  uso 
di  guardia  e  di  sorveglianza,  nel  piano 
del  quarto  ordine,  ed  in  prossimità  al  tu- 
bo pel  fumaiolo,  di  sentire  un  qualche 
odore,  come  di  legno  assiderato;  ne  diede 
tosto  avviso  al  custode,  fecero  assieme  una 
locale  ispezione  senza  poter  rimarcare  no- 
vità alcuna,  il  perchè  si  ritirarono,  per- 
suasi che  l'odore,  il  quale  pure  esalava, 
fosse  causato  dalla  muratura  nuova,  e  dal- 
la creta  che  andavano,  mano  a  mano  asciu» 
gandosi.  (40) 

La  susseguente  giornata  di  Domenica 
passò  senz'  allarme ,  ma  in  quella  notte  , 
I'  odore  sospetto  aumentava  di  molto,  sen- 
za che  altro  indizio  pure  y'  avesse  del  so- 


4? 

prastante  pericolo.  I  custodi  nella  brama 
di  mettere  a  coperto  la  propria  respon- 
sabilità;, riferirono  alla  presidenza  nel  Tea- 
tro ciò  che  ad  essi  era  accaduto  rimarcare, 
affinchè  luogo  avessero  le  necessarie  indagi- 
ni, e  prese  le  misure  relative  all'emergente. 

Dilani  la  mattina  del  lunedì  12  com- 
parve sul  luogo  una  specie  di  commis- 
sione assistita  da  varii  artieri.  Questo  con- 
vocato, dopo  aver  sentite  le  deposizioni 
de'ricordati  custodi,  esaminò  ogni  parte 
deli'  edilìzio,  contigua  ed  aderente  a  quel- 
l'apparato di  Maysler,  e  concluse  ad  una- 
nimità di  voti,  che  tutto  trovavasi  in  re- 
gola, che  nulla  era  da  temersi,  poiché 
1'  odore,  il  quale  pur  continuava,  da  nul- 
l' altro  appunto  pareva  esser  causato,  che 
dall'  asciugamento  delia  nuova  muratura 
vicina  al  camino  ,  e  dall'  asciugamento 
eziandio  del  camino  medesimo  e  del  suo 
fumajuolo,  confermando  con  tal  decisio- 
ne, ciò  che  prima  di  loro  aveano  opinato 
i  custodi  medesimi. 

Questi  risultamene,  queste  opiuioni  date 
da  persone  qualificate  ed  esperte,  con 
aspetto  di  tranquillante  sicurezza,  non  la - 
sciarou  negli  animi  alcun  pensiero  di  so- 


43 

spetto,  alcun  residuo  di  tema  per  cui  rad- 
doppiar d'attenzione,  e  spingere  più  avanti 
le  investigazioni:  ognuno  sembrò  riposare 
sulla  fede  de' propri  occhi,  sulle  proteste 
della  conferenza;  si  neglesse  la  testimo- 
nianza dell'odorato,  valutabile  in  simili 
casi,  non  si  diede  è  vero  più  fuoco  alla 
stuffa,  e  si  è  solo  raccomandalo  tener  d'oc- 
chio la  scena,  e  quindi  passò  il  rimanente 
del  lunedì  stesso  senza  nuove  rimarche. 

Giunta  la  sera,  ricomparvero  sul  palco 
scenico,  come  nelle  precedenti  serrate,  i 
coreografi,  i  danzatori,  a  ripetere  le  no- 
iose prove  dei  balli:  gli  apparatori  accu- 
divano all'apprestamento  deJ meccanismi, 
ed  i  pittori,  occupati  nelle  decorazioni,  se 
ne  stavano  nella  soffitta  della  sala  teatra- 
le, giacche  tutto  doveva  esser  pronto  per 
la  vicina  sera  di  Santo  Stefano,  in  cui 
davasi  lo  spettacolo  di  un  dramma  serio  - 
Lucia  dì  Lamermoor,  poesia  di  Salvatore 
Canterano,  —  musica  del  maestro  Doniz- 
zelti  —  col  ballo  pur  serio.  //  conte  Pi- 
ni del  Samengo.  Questi  esercizii  durarono 
fino  le  ore  undici  circa  della  notte,  al 
qual  momento,  cadauno  partì  dal  teatro; 
anco  i  custodi,  dopo  la  solita,  perlustra- 


{9 

zione  si  ritirarono,  e  rimase  ogni  cosa  in 
perfettissima  quiete. 

Alle  ore  una  e  mezzo  dopo  la  mezza- 
notte, quel  custode  che  dormiva  nello  stan- 
zino al  quarto  ordine  fu  svegliato  da  sor- 
do mormorio  :  teso  1'  orecchio^  parvegli 
udire  un  leggiero  crepitare:  balzò  tosto 
dal  letto,  ed  aperto  il  finestrino  sopra  la 
scena,  potè,  di  mezzo  a  gran  fumo,  vede- 
re, che  dal  tetto,  presso  al  nuovo  fuma- 
juolo,  cadevano  in  copia  fa\ille,  e  che  il 
fuoco  già  cominciava  a  palesarsi  con  im- 
minente incendio,  appiccandosi  ai  tellai 
delle  quinte  presso  al  suolo  del  palco  sce- 
nico. 

Non  appena  questi  ebbe  date  grida 
d'allarme,  che  accorsero  i  custodi,  soprav- 
vennero i  pompieri  del  vicino  quartiere  ; 
ma  nel  breve  frattempo ,  si  destaron  le 
fiamme,  e  l'incendio  investì  d'un  tratto 
con  tanta  rapidità  e  furore  il  tetto  della 
scena  ed  i  praticabili  della  soffitta ,  da 
non  lasciare  agli  astanti  mezzo  di  sicurez- 
za che  in  precipitosa  fuga,  poiché  in  un 
baleno  venne  invasa  anco  la  impalcatura 
sulla  sala  Teatrale,  e  la  sala  medesima,  i 
cui  palchetti  furono  attaccati  dall'  alto  ed 

4 


5o 

anche    inferiormente,   pel  fuoco  die  pro- 
rompeva dallo  stesso  palco  scenico. 

Il  primo  bagliore  apparso  all'  alto  del 
tetto  avvisò  del  disastro  i  vigilanti  sulla 
torre  di  san  Marco,  die  immediatamente 
diedero  sulla  gran  campana  il  terribile 
tocco  cui  seguirono  di  subito,  per  parte 
del  legno  Guarda  -  porto,  i  soliti  tre  colpi 
di  cannone:  erano  allora  le  ore  due  del 
mattino.  Già  la  milizia  e  la  città  furono 
tosto  in  movimento;  da  ogni  parte  si  af- 
frettavano i  soccorsi,  senza  sapere  se  non 
confusamente  il  luogo  dello  incendio,  ma 
il  fanale  posto  sulla  torre,  dirigeva  le  mosse 
di  tutti,  segnale  poco  dopo  fattosi  inutile 
per  l'eruzione  portentosa  delle  fiamme, 
die  innalzandosi  oltre  i  più  elevati  edifizii 
il  tetro  chiarore  riflettevano  sulle  eccelse 
moli,  sulle  isole  più  rimote,  dalle  quali  è 
circondata  Venezia,  precisando  così  il  sito 
della  conflagrazione. 

Invano  da  ogni  parte  si  presentarono 
soccorsi;  invano  i  civici  pompieri,  diretti 
dall'ingegnere  Giuseppe  conte  San  fermo  , 
aiìrettavansi  e  si  esponevano  alle  più  ardite 
manovre;  la  violenza  dell'incendio  era 
ormai  insuperabile,  ed  il  Teatro  in    quel 


5r 
momento  somigliava,  più  che  altro,  ad 
tra  ardente  vulcano;  convenne  dunque 
rinunziare  all'idea  di  salvarne  una  qualche 
parte,  e  rivolgere  invece  ogni  cura  alla 
difesa  dell'ingresso  principale,  dell'atrio, 
della  sala  pel  ballo  e  di  tutte  le  altre 
stanze  pertinenti  al  Teatro  medesimo, 
nelle  quali  ora  risiede  la  presidenza,  ed 
ha  convegno  la  società  de'  Filarmonici , 
denominata  Apollinea .  Erano  le  ore  3 
e  i/o,  e  non  bene  ancora  gli  ingegneri 
avean  potuto  riconoscere  il  limite  e  la 
tendenza  dell'incendio,  quando  con  orrendo 
scroscio  precipitava,  d'un  colpo,  l'intiero 
tetto,  strascinando  nella  rovina  il  sottopo- 
sto edilizio,  che  ad  tra  istante  in  ardente 
voragine  si  è  trasformato. 

Mancherebbero  le  espressioni  a  chi  vo- 
lesse rappresentar  con  parole,  la  scena  di 
questo  spaventoso  momento  !  Fra  il  fosco 
della  notte  ed  il  baglior  delle  fiamme  si 
videro  allora  varii  pompieri,  rimasti  iso- 
Iati,  in  cima  delle  muraglie,  impavidi 
aggirarsi  siili'  orlo  di  quel  rovente  preci- 
pizio, ed  in  cosi  critica  situazione  adoprar- 
si  per  la  propria  e  per  l'altrui  salvezza, 
con  tanto  coraggio  ed  imperturbabilità,  da 


52 

metter  sorpresa  negli  animi  i  .più  fermi  e 
risoluti.  A  tale  altezza  si  spinsero  i  tizzo- 
ni e  le  faville,  che  per  veemenza  gli  accesi 
carboni  vennero  lanciali  al  di  sopra  la 
città,  per  mezzo  il  canal  grande  ed  anche 
oltre  questo,  fin  entro  il  chiostro  interno 
del  seminario  patriarcale  alla  Salute,  in 
una  distanza  di  oltre  odo  metri;  restando 
coperte  di  brage  le  strade  ed  i  fabbricati 
delle  contrade  vicine.  Fortuna  che  neppur 
aura  di  vento  da  alcuna  parte  spirasse, 
che  fatalissime  sarebbero  state  le  conse- 
guenze di  questa  portentosa  esplosione,  e 
tornavano  inutili  le  fatiche  per  preservare 
illese  col  restante  dell'  edilizio  le  case 
contigue  al  perimetro  incendiato. 

I  soli  mezzi  che  esistevano  in  potere 
del  regio  Municipio  non  bastavano  alla 
difesa:  bisognò  chiamare  in  aiuto  quelli 
della  Marina,  che  invitata  alle  ore  4,  spedì 
immediatamente  sul  luogo  sei  pompe  a 
battello,  e  quattro  altre  pompe  a  carro, 
assieme  agli  attrezzi  e  agli  equipaggi  di 
loro  servizio.  Questo  soccorso,  unito  alle 
prestazioni  degli  ingegneri,  alla  coopera- 
zione deiruffizialilà,  de' soldati,  de'marinarj 
e  de'  cittadini,  decise  il  termine  di  questa 


55 

notte  letale,  giacche  alle  ore  6  i;a  del 
mattino,  si  era  riusciti  ad  infrenare  Tin< 
cendio,  tenendolo  circoscritto  entro  le 
muraglie  del  perito  Teatro,  senza  ulterior 
pericolo  delle  sale  e  delle  case  vicine, 
pure  spettanti  alla  società,  che  lievi  danni 
ebbero  a  soffrire  in  confronto  al  pericolo 
di  total  distruzione,  da  cui  erano  così  da 
vicin  minacciate. 

Intanto  che  queste  cose  si  facevano,  il 
terrore,  lo  sbigottimento  avevano  sopraffatti 
gli  animi  de' contigui  abitanti,  che  dovun- 
que cercavano  sottrarsi  al  minacciato  pe- 
ricolo ;  alcuni  mezzo  ignudi,  non  ancora 
raccolti  gli  spiriti  sbalorditi  dal  sonno, 
andavan  raminghi ,  senza  saper  dove  o 
perchè;  altri  smarriti,  sgomberavan  le  case 
di  masserizie  e  di  mobiglie,  mettendo  a 
confusione  ed  a  sovvertimento  ogni  cosa, 
senz'ordine  e  con  precipizio;  grida,  lamenti 
eccheggiavano  da  ogni  parte,  da  tutte  parti 
palpitavan  quegli  infelici,  ed  un  frastuono 
orrendo,  un  sordo  fremito,  un  rumore  indi- 
stinto, penetrando  di  compassione,  metteva 
negli  animi  raccapriccio  e  spavento. 

Anche  la  cittadina  carità,  in  questo  dis- 
graziato  emergente,  diede  le   solite  prove 


54 

d'interessamento  alle  altrui  sventure.  I 
vecchi,  gli  ammalali,  i  fanciulli  trovarono 
amico  ricovero,  trovarono  soccorsi  ed  as- 
sistenza sotto  a' tetti  ospitali  di  que' pietosi 
vicini,  le  cui  case  tosto  si  apersero.,  quai 
magazzini  a  salvar  dalia  dispersione  le 
sostanze  da  ogni  parte  lanciate  sulle  pub- 
bliche strade,  ed  esposte  agli  arbitrii  dei 
ribaldi,  che  in  tali  pubbliche  jatture  sovente 
accorrono  con  male  intenzioni.  In  tanto 
periglio  non  v'ebbero  derubamene,  non 
v'ebbe  vittima  alcuna;  si  pianse  è  vero 
di  pietà,  di  timore  pel  triste  fatto,  ma  nes- 
suna lagrima  cader  dovette  sulla  tomba 
dello  sposo,  del  padre^  del  fratello,  che 
tutti,  la  Dio  mercè,  sortirono   salvi.  (40 

I/incendio  andò  poco  a  poco  minoran- 
do, ma  quelle  rovine  ardevano  ancora  nel 
terzo  giorno.  Altro  non  rimase  del  Teatro 
la  Fenice  che  le  sole  muraglie  robustis- 
sime, e  fu  quasi  portento  che  nella  pre- 
cipitosa diroccazione  ,  restasse  immobile 
ed  intatto  quel  grande  arco  che  divideva 
la  scena  dalla  sala  teatrale .  Immediata- 
mente si  è  dato  mano  allo  sgombro  dei 
materiali,  sotto  cui  comparvero  masse  in- 
formi e  disordinate  di  strane  fusioni,   di 


55 

cristallizzazioni  incomplete,  tutti  effetti  e 
lavori  causati  dall'  intensità  del  calore  e 
dalla  costanza  e  violenza  del  fuoco,  che 
pervenne  a  calcinare  gli  stipiti,  le  soglfe 
e  le  decorazioni  architettoniche  dell'edilì- 
zio. I  curiosi  ne  fecero  raccolta,  e  sono 
ora  riposte  ne'  gabinetti,  come  oggetti  di 
dotta  curiosità,  e  come  monumenti  di  tan- 
ta fatalissima  cittadina  sventura. 

Questo  clamoroso  avvenimento,  e  le  sor- 
prendenti scene  che  in  quella  notte  da 
ogni  parte  presentava  l'incendio,  scossero 
il  genio  di  varii  artisti,  i  quali  con  l'en- 
tusiasmo, da  cui  erano  penetrati  alla  vista 
di  tante  singolari  circostanze,  seppero  co- 
gliere, con  vera  maestria,  alcune  prospet- 
tive di  un  eiìetto  il  più  magico  e  pitto- 
resco. 

Wervoolt,  pittore  flammengo,  eseguì  ad 
olio  un  abozzo  di  veduta  panoramica, 
tolta  dall'alto  del  palazzo  Pisani  a  santo 
Stefano,  opera  acquistata  poscia  da  Sua 
Maestà  il  re  di  Napoli  che  qui  fu  nel 
gennaio  i85y.  lì  nostro  diligente  e  valoro- 
so disegnatore  Giovanni  Pividor,  si  occu- 
pòj  prima  di  un  abbozzo  panoramico,  pre- 
so dalla  propria  sua  casa,  situata  oltre  la 


56 

chiesa  Armena  a  san  Giuliano,  abbozzo 
che  rimase  nel  di  lui  Album,  ed  eseguì 
poscia  due  disegni  prospettici,  uno  dalia 
parte  posteriore  dell'incendiato  Teatro  ver- 
so il  canale,  che  subito  pubblicò  a  mezzo 
della  litografia  Barozzi,  l'altro  rappresen- 
tante 1'  interno  dell'  ampio  cratere ,  con 
l'apparenza  delle  rovine^  quali  comparve- 
ro al  momento  della  caduta  :  anche  questo 
disegno  restò  presso  l'autore. 

Avendosi  provato ,  con  la  descrizione 
de' fatti,  che  l'incendio  del  Teatro  la  Fe- 
nice, anziché  da  origine  misteriosa  od 
ignota,  come  altri  vorrebbero,  attribuir  de- 
vesi  piuttosto  ad  una  causa  semplice  e 
naturalissima,  non  mai  ad  opera  di  umana 
malizia,  e  che  la  violenza,  con  cui  pro- 
ruppe, schietto  comprova,  essersi  il  fuoco 
insinuato  entro  i  grossi  legnami  del  tetto 
ed  in  quelli  nascostamente  agito,  fino  a 
ridurli  incapaci  di  più  sostenersi,  effetto 
già  avvertito  nella  pubblica  Gazzetta,  e  del 
quale  infiniti  abbiamo  esempli,  resterà 
conscguentemente  chiarito  questo  punto , 
su  cui  i  pubblici  fogli  sembrarono  insiste- 
re con  molto  calore  forse  per  lo  scopo 
lodevole  di  cercare  la  verità,  che  il  cono- 


57 
bcere  ora  forse  torna  inutile,  ma  che  al- 
tronde giova  chiarire,  a  lezione  de'  poco 
avveduti,  e  per  documento  ne'  casi  avve- 
nire. (/\i) 

Rimane  a  desiderarsi  che  i  divisamenti  di 
que'  socii  proprietarii  ottengano  completo 
adempimento,  e  che  la  riedificazione  del 
Teatro  la  Fenice,  presa  a  maggioranza  di 
voti  nei  convocato  di  domenica  29  gen- 
najo  i83y,  venga  condotta  a  perfezione 
con  la  magnificenza  del  primo  (45),  a  cre- 
dere le  quali  cose,  è  di  conforto  il  senti- 
re, come  in  altra  seduta,  del  giorno  26 
febbraio  decorso^  la  società  medesima,  con 
nobile  entusiasmo  e  per  acclamazione 
prendeva,  che  essendosi  ora  riconosciuto 
il  valore  nell'  arte  ed  il  merito  distinto 
dell'architetto  Gio.  Antonio  Selva,  ora  che 
materialmente  poterono  esser  rilevati  gli 
accorti  partiti,  da  esso  lui  scelti,  i  quali, 
ne  per  istudio,  nò  per  fina  penetrazione 
si  saprebbero  oggi  in  meglio  cambiare, 
non  debbano  introdursi  novità  nella  rifab- 
brica, ma  seguire  indiminutamente  l'antico 
modello  s  senza  punto  obliterare  alcuna 
delle  vecchie  interne  decorazioni,  chiuden- 
do la  seduta  con  la  generosa  idea  di  por- 


58 

re  a  tanto  architetto  un'  inscrizione  in 
marmo  nell'atrio  interno  del  Teatro,  qual 
perenne  testimonianza  della  patria  ammi- 
razione ad  un  cittadino  che,  accrescendo 
lustro  a  Venezia,  lasciò  in  questo  edilìzio 
un  classico  monumento  di  magistrale  abi- 
lità, non  tanto  per  caratteristica  architettu- 
ra (44),  quanto  riguardo  a  profondo  sape- 
re nell'arte,  a  leggiadria  di  parti  a  corretti 
dettagli,  ed  a  somma  industria  in  cogliere 
vantaggio  da  un'area  la  più  strana  e  dis- 
ordinata, scoglio  massimo  cui  anco  i  più 
esperti  architettori  facilmente  urtano  e  po- 
che volte  riesce  lor  superare,  sortendone 
con  pieno  onore  e  con  plauso.  (45) 


NOTE 

-©- 


(1)  Vedi  Gazzetta  veneta  urbana  N.  101  mer- 
cordi 17  decembre  17  88,.  pag.  804. 

(2)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  76  mercordi 
23  settembre  1789,  pag.  608,  Gazzetta  N.  77 
sabato  26  settembre  1789,  pag.  61  a. 

(3)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  88  mercordi 
4  novembre  1789,  pag.  697,  Gazzetta  ec.  N.  i3 
sabato  i3  febbraio  1790,  pag.  io3. 

(4)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  21,  sabato 
i3  marzo  1790,  pag.  167. 

(5)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  43,,  sabato 
29  maggio  1790,  pag.  34a. 

(6)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  4  mercordi  1 3 
gennaio  1790,  pag.  27 

Idem  N.  5  sabato  17  gennaro  1 790  p.  37. 
Idem  N.  6  mercordi  20  gennaro  1790  p.  44. 
Idem  N.  7  sabato  23  gennaro  1790  p.  52. 
Idem  N.  9  sabato  3o  gennaro  1790  p.  71. 
IdemN.  3i  sabato  17  aprile  1790P.  244. 
IdemN.  3i  idem  p.  246, 


6o 

(7)  Gazzetta  urbana  veneta  N  29  sabato   10 
aprile  1790,  pag.  232. 

(8)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  3)   sabato   17 
aprile  1790,  pag.  247. 

(9)  Gazzetta  veneta   urbana  N.  37   sabato  8 
maggio  1790,  pag.  292. 

Idem  N.  4°  mcrcordì  19  maggio  1790. 
pag.  3» 7. 

(io)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  42  mercordì 
26  maggio  1790,  pag.  332- 

/11)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  60  mercordì 
28  luglio  1790,  pag.  475. 

(12)  Gazzetta  veneta  urbana  N.   4^  sabato  5 
giugno  1790,,  pag.  358. 

(i3)  Gazzetta  veneta  urbana  N.  60  mercordì 
28  luglio  1790, pag.  475. 

Esarai  e  pareri  dei  signori  Buratti,  Stra- 
tico  e  Fontanesi,  sopra  i  modelli  prodotti  per 
l'erezione  del  nuovo  Teatro  in  Venezia.  — Ve- 
nezia 1790. 

Gazzetta  veneta  urbana  N.  43  sabato  29 
maggio  1790,  pag.  34^. 

Idem  N.  45  sabato  5  giugno  1790,  p.  £58. 
(i4)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  44  mercordì 
2  giugno  1790,  pag.  35o. 

(i5)  Gazzetta  urbana   veneta   N.  47   sabato 
12  giugno  1791.»  pag-  372. 

(16)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  44  mercordì 
2  giugno  i^goj  pag.  35  1. 

(  i  7)  Idem  N.  46  mere.  9  giugno  1 790,  p.  368. 


6j 
II  cavaliere  e  procuratore  di  s.  Marco  An- 
drea Memrao,  era  personaggio  di  gran  genio  5 
nel  1775  e  1776,  essendo  provveditore  straor- 
dinario della  città  di  Padova,  concepì  e  mandò 
anche  ad  effetto  1'  idea  di  ridurre  nell'  attuale 
modo  decoroso  e  magnifico  la  piazza  in  quella 
città  denominata  Prato  della  Valle. 

Abbiamo  un  opuscolo  con  tavole  in  rame, 
per  titolo  :  a  Descrizione  della  general  idea 
»  concepita  ed  in  gran  parte  effettuata  dall'ec- 
»  cellentissimo  signor  Andrea  Memrao  etc.  sul 
»  materiale  del  Prato  che  denominavasi  della 
»  Valle  ecc.,  estesa  da  D.  Vicenzo  Radicchio, 
w  veneziano,  abate  di  san  Lorenzo  in  Zumei , 
>}  segretario  de'  memoriali  di  S.  Eccellenza  me- 
91  desimo,  attuale  ambasciatore  alla  Santa  Se- 
»  de  ».  —  Roma  1786,  Fulgoni,  in  4. 

Padova  riconoscente  mise  a  lui  una  statua 
nel  ricinto  esterno  di  essa  Piazza,  con  lunga  in- 
scrizione che  ricorda  l'anno  1  794.  Questa  sta- 
tua venne  eruditamente  descritta  da  Antonio 
Neumayr,  p.  201,  N.  XLIV  dell'opera  :  Illustra- 
zione del  Prato  della  Valle  ossia  della  Piazza  del- 
le Statue  in  Padova.  1807  nel  Semin.  di  Padova. 

(18)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  45  sabato  3 
giugno  1 790.  pag.  356. 

(19)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  5i  sabato 
26  giugno  1790,  pag.  4o3,  e  successivi  numeri 
alle  pagine  della  raccolta  4o4,  4o5,  4o6,  407, 
4i5,  420,  421,  422,  4*5,  426,  427. 


$?. 

N.B.  Il  documento  di   recessione  Checcìà 

e  Pungileoni  a  Gazzetta  N.  5i  sabato  26  giugno 

1790,  pag.406. 
(ao)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  47  sabato  12 

giugno  J  790,  pag.  372. 

(a«j  Gazzetta,  urbana  veneta  N.  6*  mercordi 

4  agosto  1790,  pag.  489. 

Ecco  i  nomi  de*  presidenti  rappresentanti 

la  società  del  nuovo  Teatro  e  di  tutti  quelli  che 

concorsero  alla  sottoscrizione  del  convegno  3i 

luglio  1790. 

Girolamo  Ascanio  Giustiniari  K.T  presid. 

Alvise  Mocenigo  Primo  K.r  presidente 

Sebastian  Zen  aggiunto 

Mario  Ambelicopulo  presidente 

Angelo  Maria  Revedin  agg.  presid.  cassier 

Giacomo  Salarol  presidente 

Pietro    Bianchi  q.m   Antonio   autore  del 

modello  segnato  Z,  affermo 

Tommaso  Gallini  Andriani  fui  mediatore 
Antonio  Maria  Soaziavv.ven.  fui  mediatore 
Salvador  Marconi  fui  testimonio 
Gio.  Domenico  Fontaniva  fui  testimonio 

I  Forensi  che  agirono  per  la  Società  1 
Salvador  Marconi 
Tommaso  Gallini  Andriani. 

E  quelli  per  conto  del  Bianchi  : 
Giovanni  Domenico  Fontaniva 
Giuseppe  Marzolo. 


63 

Cominciavano  già  le  satire  ;  vi  fu  chi  con 
viglietto  anonimo  diretto  al  librajo  dirti,  ricer- 
ca l'inserimento  nella  Gazzetta  di  un  Sonetto 
che  cominciava  : 

Un  Teatro  in  Venezia  xe  da  far  ecc. 
ma  forse  che  questo  era  troppo  piccante,,  poi* 
che  Curti  non  volle  per  viste  di  prudenza  pub- 
blicarlo, Gazzetta  N,  9  sabato  3 o  gennaro  1790, 
pag.  71. 

(1 1)  Questo  paragrafo  è  dettato  dalla  viva 
memoria  che  si  conserva  di  codesta  onoratissi- 
ma  famiglia.  Una  figliuola  del  Solari,  Maria, 
divenne  moglie  del  reputatissirao  architetto 
Francesco  Dal  Peder,  che  serviva  l'Arsenale  fi- 
no da'tempi  della  li  epubblica.  Da  questo  felice 
matrimonio  nacque  una  figlia,  Teresa,  ed  un  fi- 
glio, Gio.  Maria.  Questi  è  onestissimo  aggiunto 
ragionato  di  2.a  classe  nella  Marina  ;  quella 
maritata  in  certo  Gelsomini  chincagliere. 

Dopo  la  morte  del  Dal  Peder  la  vedova 
Maria  passò  alle  seconde  nozze  con  certo  Calvi 
ora  fi837J  impiegato  presso  TI.  R.  Ragionate- 
la Centrale. 

Vive  tutt'  ora  un  fratello  della  Maria  So- 
lari Dal  Peder  Calvi,  di  nome  Pietro,  e  trovasi 
in  ristrette  fortune. 

(a3)  Esame  ed  approvazione  dell'illustre  ac- 
cademia   Clementina  di  Bologna   del  progetto 
Teatrale  del  sig.  Pietro  Bianchi  di  Venezia. 
Inserito  a  pag.  93  dell'  opuscolo  in  ottavo; 


64 

Esami  e  Pareri  ecc.,  stampato  a  Bologna,  e  co- 
me alla  nota  (a4)- 

(24)  Titolo  dell'opuscolo  :  «  Esami  e  parere 
«  dei  signori  co:  Simeone  Stratico  P.  P.  di 
»  fisica  nell'  università  di  Padova,.  R.  D.  Bene- 
9*  detto  Buratti  C.  R.  S.  e  Francesco  cav.  Fon- 
»  tanesi  professore  di  pittura  nella  ducal  acca- 
»  demia  di  Regio,  sopra  i  modelli  G.  V.  T.  Z. 
«  prodotti  per  l'erezione  del  nuovo  Teatro  in 
»  Venezia  pubblicati  da  Pietro  Eianehi  puhbli- 
«  co  matematico,  architetto,  accademico  Cle- 
$ì  montino  ed  Udinese,  e  confutazione  degli  esa- 
a  mi  suddetti  sopra  il  modello  segnato  Z,  ap- 
u  provato  dalla  cel.  accademia  Clementina  di 
a  Bologna,  »  in  8.  con  tavole  in  rame,  contiene: 

1.  La  dedica  al  N.  H.  Andrea  Memrao  di 
Pietro  Bianchi. 

2.  Il  programma  1.  novembre  1789. 

3.  Indice  di  tutti  i  progetti  assoggettati 
all'  esame  per  V  eiezione  del  nuovo  Teatro  in 
Venezia. 

4.  Esame  e  parere  sopra  disegni  e  modelli 
proposti  alla  nob.  società  del  nuovo  Teatro,  Ve- 
nezia 1790,  10  maggio,  del  Buratti ,  Stratico  e 
Fontanesi. 

5.  Confutazione  del  sig.  Pietro  Bianchi 
autore  del  modello  segnato  lettera  Z,  agli  illu- 
stri professori  Buratti,  Stratico  e  Fontanesi,  ri- 
guardante le  eccezioni  da  loro  date  al  suddetto 
disegno  e  modello, 


65 

6.  Esame  ed  approvazione  dell'illustre  ac- 
cademia Clementina  di  Bologna  al  progetto  tea- 
trale del  sig.  Pietro  Bianchi  di  Venezia,  3o  no- 
vembre 1790. 

7 .  Una  tavola  iu  rame. 

Manca  la  Gazzetta  in  cui  è  fatta  parola  del 
deferito  premio. 

(o.5J  Filiasi  Jacopo.  «  ricerche  Storico- cri- 
»  tiche  sull'  opportunità  della  laguna  veneta 
sì  pel  commercio,  sull'arti,  e  sulla  Marina  di 
*  questo  stato  >;.  Venezia  Curti  1 8o3,  pag.  193. 

^26)  Il  disfaccimento  delle  case  cominciò  in 
febbrajo  circa  1  790  ,  poiché  nella  Gazzetta  ur- 
bana veneta,  N.  ai,  del  i3  marzo  1790  pag. 
167,  è  detto  che  continuano  i  lavori  di  disfac- 
cimento per  apparecchiar  il  fondo. 

Dalla  Gazzetta  N.  53,  3  luglio  anno  stesso 
1790  si  rileva  che  dopo  questo  3  luglio  si  lavo- 
rava alle  escavazioni  e  fondamentazione,  secon- 
do il  modello  del  Selva  sicché  si  deduce  che  il 
lavoro  totale  si  estese  da  febbrajo  a  tutto  de- 
cembre  1 790,  mesi 11 

L5  anno  1791 ia 

Da  gennaio  ad  aprile  1 792      ...        4 

Totale  mesi  N.  27 

Apertura  16  maggio  1792 

Si  ha  per  tradizione  e  per  iscritto  che 
la  edificazione  importò  mesi  .     .     .     .     iS 

Restano  mesi  N.     g 
5 


56 

impiegati  nelle  demolizioni,  asporti,  decorazio- 
ni interne,  apprestamenti,  addobbi  ed  altro. 

(27)  «  I  giuochi  d'Agrigento  —  Dramma  per 
*»  musica  del  conte  Alessandro  Pepoli,  da  rap- 
«  presentarsi  nell'  apertura  del  nuovo  Teatro 
»>  detto  la  Fenice.  Venezia  per  la  Fiera  del- 
>f  Y  Ascenzione  dalla  stamperia  Curti  1 793  , 
»  presso  il  Foglierini  ». 

Questo  libretto  è  decorato  di  beila  ediz. 
Ha  per  antiporta  la  facciata  anteriore  del  nuo- 
vo Teatro,  e  quattro  ritratti  cioè  quello  del 
Paisiello,  Brigida  Banti,  Gasparo  Pacchierotti , 
e  Giacomo  David. 

Questo  libretto  medesimo  è  stato  seguito 
da  un  secondo  ed  é  :  Due  lettere  sul  dramma 
per  musica,  I  giuochi  d'Agrigento,  la  prima  let- 
tera è  scritta  dal  Pepoli  all'ab  Francesco  Boaretti 
per  chiedere  la  di  lui  opinione  sul  dramma  , 
con  l'altra  Boaretti  risponde,  e  manifesta  la  di 
lui  piena  approvazione,  consigliando  anche  l'au- 
tore a  non  curar  le  censure  scagliate  al  merito 
della  di  lui  opera. 

(28)  Che  T  architetto  Selva  abbia  cambiata 
la  curva  pel  nuovo  Teatro  con  esenzialissima 
differenza  dal  primo  suo  disegno,  ciò  resta  esu- 
berantemente dimostrato,  confrontando  la  deli- 
neazione di  essa,  rimastaci  nella  tavola  annessa 
al  ricordato  opuscolo.  Esami  e  Parere,  fatto 
stampare  dal  Bianchi.  Ivi  si  rileva  a  colpo  d'oc 
ckio  quanto  il  prime  tracciato  dello  Selva  sia 


67 

inferiore  a  quello  del  Bianchi,  ed  anche  alla 
curva  posteriormente  addottata  ed  eseguita  dal 
Selva  medesimo. 

Il  modello  in  legno  del  bellissimo  Teatro 
di  Mestre,  opera  dell'architetto  veneziano  Ber- 
nardino Maccaruzzi,  esisteva  nel  1808,.  e  ri- 
mase per  varii  anni  come  deposito.,  in  casa  del- 
l'ingegnere Gio.  Battista  Givin  Manocchi  in 
Mestre,  che  poi  lo  riconsegnò  al  N.  H.  Filippo 
-Balbi  della  famiglia  di  Campo  Rosolo  proprie- 
tario, dal  quale  fu  non  ha  guari  (  1 8 3 7^  vendu- 
to al  nob.  sig.  conte  Giacomo  Giuseppe  Albriz- 
zi,  che  ora  lo  possiede,  e  lo  custodisce  in  sua 
casa  in  Venezia  a  san  Paolo  presso  il  traghetto 
detto  della  Madonetta. 

Fra  le  altre  particolarità  di  questo  Teatro, 
era  rimarchevole  quella  di  sua  curva.,  della  esat- 
ta armonia  fra  tutte  le  sue  parti,  ed  altre:--! 
l'armonìa  in  quanto  riguarda  l'acustica  ;  singo- 
lare lo  rendeva  inoltre  l'ingegnoso  meccanismo 
per  cui,  quasi  a  colpo  d'occhio,  si  faceva  di- 
scendere il  palco  scenico  fino  a  livello  del  suo- 
lo della  platea,  con  che  ottenevasi  una  stupen- 
da e  vastissima  sala  in  occasione  di  cavalchine, 

L'apertura  ebbe  luogo  in  autunno  1778 
col  dramma  serio  Scipione,  musica  di  Giu- 
seppe Sarti  Faentino  :  esisteva  prezzo  il  piaz- 
zale detto  delle  Barche  internamente,  verso 
mezzogiorno,  cioè  a  destra  del  canale  Fossa 
Gradeniga  :  non  fu  mai  dipinto. 


68 

Di  questa  bellissima  opera,  non  rimane  che 
l'atrio  e  le  sale  superiori,  perchè  tutto  il  restan- 
te verso  il  1816,  il  proprietario  Balbi  vendet- 
te a  de'  capi  maestri  di  Mestre.,  che  ne  fecero 
demolizione. 

Il  Maccaruzzi  fece  anche  i  disegni  per  la 
attuale  chiesa  di  san  Lorenzodi  Mestre, comin- 
ciata Tanno  1780,  ne  rimane  ancora  in  quel- 
l'archivio un  profilo  autentico.  Notizia  avuta 
con  lettera  5  marzo  1837  dall'ingegnere  Ago- 
stino Manocchi  del  fa  Gio.  Battista  di  Mestre. 
iag)  Nel  sipario  originale  del  Gonzaga  il  tem- 
pio era  alla  sinistra  della  scena,  cioè  per  usare 
del  vocabolo  teatrale  era  dalla  parte  della  se- 
conda donna.  La  prima  volta  in  cui  venne  ri- 
dipinto si  volle  inversare  il  disegno,  ed  il  tem- 
pio medesimo  compariva  alla  destra  della  scena; 
finalmente  nella  seconda  rinovazione,  si  calò 
Torme  dell'originale,  e  ricomparve  il  sipario 
rome  lo  era  nel  1  792  vale  a  dire  col  tempio 
alla  sinistra,  nel  quale  stato  soggiacque  all'in- 
cendio nella  notte  i3  dicembre  1 836. 

Che  Pietro  Gonzaga  fosse  Bellunese  ne 
garantisce  una  nota  a  pag.  49  del  libro  Notizie 
1  storiche  della  città  di  Belluno  e  sua  Provincia 
di  monsignor  Lucio  Doglioni.  Belluno  1816. 

Gonzaga  dipinse  ne'  Teatri  di  Milano,  di 
Genova  e  nel  1  782  in  Roma  nel  Teatro  Alber- 
ti Nel  1816  troya vasi  agli  stipendj  della  corte 
di  Russia. 


69 
(3o)  Gazzetta  urbana  veneta  N.  9  sabato  3o 
gennaro  1790.  pag.  71.  Vedi  nota  19. 

Alessandro  Zanchi  registrante  criminale, 
u.°™°  cIi  srau  ?euio>  e  cu  esperienza  nelle  cose 
di  Teatro,  crede  che  l'autore  del  Sonetto  di 
cui  si  parla  in  questo  paragrafo  sia  appunto 
Gìo.  Battista  Bada. 

(3i)  Che  quest'ultima  satira  sia  veramente 
di  Alessandro  Zanchi. lo  ha  assicurato  egli  stes- 
so confidandolo  a  chi  detta  queste  memorie  la 
mattina  di  domenica  19  febbrajo  1 807-  mentre 
se  ne  stava  in  propria  casa  obbligato  al  letto 
per  una  contusione,  o  forse  frattura  al  femore 
destro,  di  che  non  seppero  ben  pronunciare  e 
decidersi  li  due  professori  in  proposito  consultati. 
Autorizzò  pure  a  dir  ciò,  a  scriverlo,  ed  an- 
che a  stamparlo  se  abbisognasse,  quasi  sentendo 
compiacenza  di  aver  egli  combinato  una  satira 
che  allora  piacque  generalmente. 

(Sa)  Il  Teatro  di  Trieste  venne  aperto  la  se- 
ra del  21  aprile  i8ai,  con  l'opera  Ginevra  di 
Scozia,  musica  del  Mayer.  Vedi  Brodman;  Me- 
morie politiche  economiche  della  città  e  territo- 
rio di  Trieste  ec.  Venezia  1831,  pag.  97,  e  Be- 
vilacqua :  Descrizione  della  fedelissima  regia 
città  e  Porto  Franco  di  Trieste.  Venezia  1820, 
pag.  45.  Vedi  anche  l'opuscolo  di  Antonio  Sel- 
va, pubblicato  con  le  notizie  della  vita  di  lui, 
da  Bartolomeo  Gamba.  Venezia  1819.  Alvise- 
poli  pag.  8. 


(33)  Vaglio. 

(34.)  »  Piano  economico  proposto  alla  socie- 
»  tà  de'  pmprietarii  del  Teatro  di  san  Fantino 
»  dal  co.  Giuseppe  Giacomo  Albrizzi  membro 
»  della  predetta  società  »  .  Venezia  Palese , 
1800,  opuscolo  in  8.  di  pag.  fò. 

(35  )  La  Regata  di  Venezia  commedia  in  cin- 
que atti  in  dialetto  veneziano  del  sig.  Alessan- 
dro Zancbi,  rappresentata  in  Venezia  nel  Tea- 
tro Vendramin  dalla  compagnia  Marchioni,  e 
nel  Teatro  della  Fenice  onorata  dalla  presenza 
di  S.  M.  r  Imperatore  Francesco  Primo,  del- 
l'Augusta di  lui  moglie,  di  S.  Uff.  V  Imperatore 
delle  Russie,  di  S.  M.  il  Re  di  Napoli  ec.  Ve- 
nezia Molinari  i8a5,  in  8. 

Vedi  in  questa  i  cenni  che  servono  di  pre- 
fazione. 

La  Regata,  commedia  dello  Zanchi,  è  ori- 
ginalmente di  cinque  atti.,  e  con  tale  disposizio- 
ne venne  sempre  rappresentata  tanto  dalla  co- 
mica compagnia  Marchioni  nel  carnovale  1822 
per  18  consecutive  recite  sul  Teatro  Vendra- 
min a  san  Luca,  quanto  posteriormente  dall'al- 
tra truppa  Morelli,  che  potè  ottenere  1  scenarj 
usati  in  Teatro  la  Fenice  nel  dicembre  1822. 

Nell'occasione  però  in  cui  alla  rappresen- 
tazione di  essa  intervennero  gli  Augusti  Monar- 
chi, di  che  si  è  fatta  parola  in  questo  articolo, 
ebbe  l'autore  Zanchi  a  ridurla  in  soli  due  atti, 
con  recidere  le  scene  accessorie,  e  gli  episodj 


-  I 
secondar],  conservando  però  la  integrità  del 
fatto,  e  l'esenzial  dell'azione.  Così  ridotta  fu 
dall'autore  umiliata  in  ni.  s.„  a  S.  M.  l'Impe- 
ratore d'Austria  in  Teatro  la  sera  stessa  della 
rappresentazione. 

Notisi  che  nella  compagnia  Goldoni  era 
prima  attrice  la  Ristori  vedova  Bellotto,  e  quel 
Francesco  Augusto  Bon  veneziano  che  in  segui- 
to tanto  si  distinse.,  e  come  attore,  e  come  au- 
tor comico,  il  quale  allora  sosteneva  le  parti 
brillanti,  e  divenne  poscia  marito  della  Ristori 
medesima. 

(36)  La  Congregazione  Municipale  della  re- 
gia città  di  Venezia,  soccorre  la  società  della 
Fenice  con  V  annuo  assegno  di  austriache 
L.  8o5;4:7i  ;  questa  somma  però  molte  volte 
viene  anticipata  dalla  Cassa  Regia  per  conces- 
sione Governiate,  tutte  quelle  volte  cioè  che  il 
Municipio  medesimo  non  si  trova  in  possibilità 
di  supplirla  al  tempo  stabilito.  Qualche  anno 
l'assegno  è  più  generoso,  massime  ne'  casi  estra- 
ordinarj,  e  di  singolari  avvenimenti  ;  appunto 
nell'anno  presente  i838,  per  le  venti  recite  co- 
minciate col  giorno  4  ottobre,  oltre  il  solito 
sussidio  di  austriache  L.  So574-' 7 »j>  si  diedero 
altre  austriache  L.  28000:--  cioè  L.  20000:' — 
per  l'opera  e  L.  8000: —  perchè  vi  si  aggiunga 
un  ballo;  onde  festeggiare  la  presenza  in  Vene- 
zia delle  loro  Maestà  Imperiali  e  Reali  Ferdi- 
nando Primo,  e  Maria-Anna  adorati  Sovrani. 


72 

(3?)  »  Il  Bello  Armonico  Teatrale.  Opuscolo 
s»  all'apertura  del  nuovo  Teatro  in  Venezia  nel 
»  1792  «.Venezia  1792,  Cordella,  di  pag.  n5, 
in  8. 

L'anno  avanti  certo  della  Lena  pubblicò 
una  Dissertazione  ragionata  sul  Teatro  Moder- 
no. Venezia  1791,  e  vide  la  luce  nell'anno 
stesso  altro  opuscolo  col  titolo:  Lettera  d'un 
Filarmonico  ossia  paralello  tra  la  Todi  e  Mar- 
chesi 1791. 

Questi  due  scritti  ebbero  vita  forse  in  cau- 
sa all'entusiasmo,  al  desiderio,  alla  tema,  in  cui 
fluttuavano  le  varie  opinioni  riguardo  al  Tea- 
tro che  si  stava  edificando. 

(38)  Michele  o  Michellino  dall'Agata  abita- 
va il  caseggiato  in  campo  a  santa  Maria  Zobe- 
nigo  presso  il  traghetto  a  destra  sul  canale, 
marcato  con  li  civici  N.  2626-2627,  e  fu  in 
questo  ove  ebbe  luogo  la  di  lui  morte. 

(39)  Magnifico,  e  straordinariamente  ricco  e 
brillante  è  stato  lo  spettacolo  dato  in  questo 
Teatro  la  sera  del  martedì  primo  dicembre 
1807,  quando  con  splendido  corteggio  inter- 
venne Napoleone  Bonaparte  allora  Imp.  e  Re, 
con  Eugenio  Vice  Re  e  Principe  di  Venezia. 
Il  Re  di  Napoli,,  i  Sovrani  ed  i  Principi  di  Ba- 
viera. La  Principessa  di  Lucca,  il  gran  Duca  di 
Berg,  ed  il  Principe  di  Neuchatel.  In  tale  in- 
contro si  è  ridotta  ad  uso  Sovrano  con  disegno 
dell'architetto  Selva  una  loggia  centrale  occu- 


paudo  tre  palchetti  del  primo  ordine,  e  tre  del 
secondo,  e  vennero  distese  due  scale,  che  da 
questo,  radendo  la  curva  teatrale,  giungevano 
alla  platea.-  l'addobbo.,  la  illuminazione,  la 
splendidezza  de'  rinfreschi  giunsero  alla  profu- 
sione :  tutte  le  loggie  del  primo  ordine  erano 
aperte  ai  Dignitari,  ai  personaggi  di  corte, 
infine  il  restante  degli  spettatori.  I  cavalie- 
ri, le  dame,  la  veneta  nobiltà,  sfaraeggiarono 
di  gemme  d'oro,  e  di  ciò  tutto  che  il  lusso  ha 
di  più  ricercato. 

Si  espose  sulla  scena  una  cantata  la  cui  poe- 
sia e  musica  erano  del  conte  Lauro  Corniani 
degli  Algarotti,  col  titolo  :«  Il  Giudizio  di  Gio- 
"  ve  cantata  nel  faustissimo  arrivo  di  S.  M.  Na« 
»  poleone  il  Grande  Imperatore  de*  Francesi  e 
«  Re  dltalia.  »  in  Venezia  stampata  dal  Riz- 
zi in  4- 

Dopo  lo  spettacolo,  al  quale  Napoleone  si 
presentò  in  abito  di  costume,  discese  egli  col 
seguito  nella  platea,  quindi  si  condusse  sulla 
scena,  ove  giungeasi  a  mezzo  di  ampia  gradina- 
ta ;  fatto  cosi  il  giro  del  Teatro  framezzo  agli 
evviva  di  tutti,  rientrò  alla  sua  loggia  da  dove 
poscia  si  è  ritirato. 

E  di  questo  spettacolo  e  delle  feste  e  so- 
lennità eseguite  in  Venezia  durante  il  soggior- 
no di  quel  dominatore,  che  fu  della  domenica 
29  novembre,  al  martedì  8  dicembre  1807.  ne 
scrisse  il  cav.  Jacopo  Morelli  bibliotecario' del- 


?4 

la  Marciana,  in  un  opuscolo  in  4  con  tavole  in 
rame  che  ha  per  titolo  :  »  Descrizione  delle  fe- 
ìì  ste  celebrate  in  Venezia  per  la  venuta  di  S  IVI. 
»  Imp.  e  Reale  Napoleone  il  massimo  Impera. 
»  tore  de'  Francesi,,  Re  d'Italia,  protettore  del- 
a  la  Confederazione  del  Reno,,  data  al  pubbli- 
»  co  dal  cav.  ab.  Morelli  regio  bibliotecario  ». 
Venezia  Picotti  1807. 

Inoltre  dalla  calcografia  dello  stesso  Picot- 
ti Giuseppe,  sortì  in  allora  una  tavola,  rappre- 
sentante la  veduta  prospettica  del  canal  Gran- 
de di  Venezia  presso  la  chiesa  della  Croce,  con 
l'erettovi  arco  trionfale,  e  l'ingresso  dc\Y Impe- 
ratore e  Re  Napoleone  I.  nel  giorno  29  novem- 
bre 7807. 

C4oJ  Aveasi  idea  di  costruire  nel  susseguen- 
te anno  1837,  un  secondo  eguale  apparato  di 
IVIeissner,  dall'altra  parte  del  palco  scenico;  al- 
cuno anche  ebbe  ad  asserire  che  airepoca  del- 
l'esperimento, e  dell'incendio,  la  costruzione 
del  primo  forno,  di  cui  si  parla,  non  fosse  in- 
tieramente finita  !  !  ! 

I  replicati  tentativi  per  aver  la  illumina- 
zione del  Teatro  a  gas  costarono  da  circa  fran- 
chi 14790* 

(4^  Tanto  confortanti  risultamene,  oltre 
alla  naturale  pietà,  e  costumatezza  de-  venezia- 
ni sono  dovuti  alle  mirabili  cure.,  ed  alla  vigi- 
lanza delle  superiori  Autorità. 

(42)   La  prima  nuova  dell'incendio  ebbe   il 


7° 

pubblico  dalla  Gazzella  venata  privilegiata 
N.  280  del  martedì  1 3  dicembre  1 836.,  il  gior- 
no stesso  dell'avvenimento. 

La  stessa  Gazzetta  nel  X.  282  del  susse- 
guente giovedì  1 5,.  inserì  la  descrizione  detta- 
gliata del  fatto  col  garbo  di  cui  sono  magistral- 
mente condili  gli  articoli  dettati  dal  compila- 
tore dottor  Tommaso  Locatelli. 

Anche  il  foglio  Gondoliere  al  N.  101  sa- 
bato 17  dicembre  i836.  uè  diede  l'annunzio 
con  apposito  articolo. 

(43)  Vedi  Gazzetta  privilegiata  di  Venezia 
N.  27  venerdì  3  febbraro  1837.  Dall'Appendice 
di  questa  si  rileva  che  la  seduta  ebbe  luogo  la 
domenica  29  gennaro  antecedente.  Che  la  ra- 
dunanza era  composta  di  N.  107  Socii.  Che  a 
pluralità  di  voci  venne  presa  la  riedificazione 
del  Teatro  salii  disegni  dati  dall'ingegnere  Tom- 
maso 3Icduna  dietro  le  antiche  traccie  rettifi- 
cate in  parte  dalla  commissione  air  ornato.,  e 
dalli  membri  primarj  dell' imp.  regia  accade- 
mia veneta  di  Belle  Arti.  Che  questi  commis- 
sionati all'esame  de'  disegni  erano  : 

Il  co:  Giuseppe  Boldù  podestà  di  Venezia 
Psob.  Antonio  Diedo  f.f.  di  presidente  del- 
l' accademia 

Lorenzo  Santi  agg.  all'I.  R.  direzione  del- 
le pubbliche  Costruzioni  perle  Provin.  venete 
Marco  Bertolo  ingegnere    aggiunto  all'in- 
gegnere in  capo 


7fi 

Francesco  ì.azzari  professore  d'architet- 
tura ncli'  imp.  regia  accademia 

Giuseppe  Borsate-  professore  d'ornato  nel- 
La  stessa  imp.  regia  accademia 

Bagnara    pittore  prospettico  \ 
ed  ornatista  f        socii 

Santi  pittore  figurista  ed  or-  ì  accademici 
natista.  * 

Si  rileva  altresì  che  il  Teatro  la  Fenice 
era  garantito  dalla  società  assicuratrice  di  Mi- 
lano e  dall'Ausi  ro-Italica  di  Trieste  e  Venezia, 
per  la  somma  di  austr.  L.  3oo,ooo  pari  a  fran- 
chi 261.000  liquidata  in  austr.  L.  240^000  pari 
a  franchi  208..800  causa  la  fatta  deduzione  dei 
materiali  rimasti  utilizzabili  dopo  l'incendio. 

Riportata  la  superiore  sanzione  alli  dise- 
gni rettificati,,  ed  alli  fogli  di  perizia,  che  fu- 
manti ancora  le  rovine  aveasi  ordinata  al  sul- 
lodato  ingegnere  Meduna,  la  società,  nel  gior- 
no di  lunedi  i3  febbrajo  1807.,  chiamati  i  pri- 
marj  artieri  della  città  divenne  ad  un'asta  pri- 
vata proponendo  per  le  sole  opere  e  pe'  mate- 
riali di  muratori,  tagliapietra,  fabbro  ferrajo., 
falegname  da  grosso  e  vetrajo,  occorrenti  alla 
riedificazione  del  Teatro,  la  somma  complessi- 
va di  austriache  L.  21 9961  :  35  pari  ad  italiane 
L.  191 36G  :  37  ma  la  entità  delia  sommaci  mez- 
zi proposti  al  pagamento,  la  celerità  con  cui  si 
doveva  eseguire  il  gran  manufatto.,  fecero  riti- 


rare  la  maggior  parte  dei  concorrenti,  ed  i  soli 
Gaspare  Biondetti,  e  Sante  Meneghini,  unendo 
mezzi  e  coraggio,  previe  alcune  modificazioni 
ottenute  pe'  grossi  legnami;  assunsero  l'impresa 
col  contratto  i5  febbrajo  i83;.  per  austriache 
L.  2 1  n6oo  :  —  pari  ad  italiane'L.  •  84962  :  *— 
i  Conteinporaneamante    Tennero    messi  in 

attività  i  lavori.,  giacché  per  tenor  del  contrat- 
to dovevano  esser  spinti  con  tanfa  efficacia, 
da  concedere  agli  altri  artieri  i  loro  esercizi 
entro  il  susseguente  mese  di  agosto,  al  quale 
obbligo  si  è  dagli  imprenditori  con  ogni  esat- 
tezza obbedito. 

(4.4)  E  chiaro  conoscere  che  qui  s'intende 
parlare  sul  complesso  della  sola  facciata  ter- 
restre. 

(45)  La  presidenza  del  Teatro  la  Fenice  è 
composta  di  tre  individui,  col  rispettivo  titolo 
di  presidente  agli  spettacoli;  presidente  all'eco- 
nomia, e  presidente  cassiere;  il  carico  loro  dura 
tre  anni,  ma  possono  essere  rieletti  e  confer- 
mati. —  Ve  un  direttore  governativo,  nomina- 
to da  speciale  decreto  presidiale.,  d'anno  in  an- 
no,, e  per  lo  più  a' primi  di  dicembre.,  cioè  al 
momento  che  sta  per  attivarsi  lo  spettacolo  pel 
carnevale:  ordinariamente  viene  a  tale  eletto 
uno  de'  tre  presidenti  in  carica,  cadauno  dei 
quali3  nelle  sedute  e  nelle  convocazioni  riferi- 
sce i  propri  argomenti.  —  Il  direttore  gover- 
pativo  ha  la  polizia  interna  teatrale;  e  special- 


78 

mente  quella  della  scena,  ha  la  sopra  veglianza 
presidiale,  dipende  dal  presidio  governiate,  so- 
lo nel  ramo  politico  interno,  cioè  sopraveglian- 
za  agli  spettacoli.,  intelligenza  con  V  imp.  regia 
direzione  generale  di  Polizia  ec.  ec.jin  questa 
sua  qualità  non  è  già  un  referente,  bensì.,  se 
presidente,  riferisce  come  tale  nel  suo  riparto 
al  pari  degli  altri  presidenti. 

Li  presidenti  nell'anno  1 836  erano  : 
Il  sig.  Giuseppe  Berti  agli  spettacoli 
Il  sig.  Giacomo  Francesco   conte  Bcnzou 
all'economia 

Il  sig.  Filippo  Trois  cassiere. 


V  eh  il  bel  caso !  Nell'avviso  premes- 
so a  questa  storiella ,  stampai  schietto 
e  chiaro  che  a  mia  richiesta  l'estensore 
di  essa  avrebbe  aggiunte  le  notizie  in- 
torno la  riedificazione  del  Teatro  la  Fe- 
nice. Egli  ha  gentilmente  adempiuto,  in 
tempo,  al  suo  impegno,  ma  riè  venuto 
uri  Appendice  quasi  tanto  voluminosa, 
quanto  la  prima  parte.  —  Cosa  fare  ? 
dissi  tra  me  e  me:  —  stamparla  ?  — 
V  Almanacco  s'  ingrossa  il  doppio  del 
solito,  non  e  affar  buono  rie  per  me  rie 
per  que'  gentili  che  mi  favoriscono!  dun- 
que ?  —  dunque.  .  .  è  meglio  riservar- 
la per  l'anno  venturo  \§\o,  in  cui,  se 
la  scapolo,  mi  propongo  pubblicare  que- 
st'  Almanacco  col  medesimo  titolo.  Pen- 
so invece  arricchire  il  libretto  presente, 
col  ritratto  di  quattro  distinti  virtuosi 
che  su  queste  scene  ottennero  sempre 
ammirazione  ed  applausi. 

h    EDITORE 


TIP.    IRIDB    PlCOTri 


BIEDIFICAZIONE 


TEATRO  la  FENICE 


A  QUELLI 
CHE  VOGLIONO  LEGGERE. 


<®GS&. 


l\on  so  se  le  signorie  loro  gentilis- 
sime abbiano  letta  la  prefazione  che  ho 
posta  all' Almanacco  il  teatro  della  pe- 
nice da  me  pubblicato  per  V  anno  i83g, 
ne  il  dubbio  è  forse  serica  qualche  ra- 
gione, poiché  ordinariamente  le  prefazio- 
ni non  hanno  f  onore  et  esser  lette ,  e 
molto  meno  poi  quelle  degli  almanacchi, 
ond'è  che  molti  editori  vi  scrivono  in  ci- 
ma, a  quelli  che  vogliono  leggere.,  così, 
per  un  certo  tal  quale  amor  proprio,  ed 
in  qualche  modo  per  prevenire  il  pub- 
blico ,  sen%a  disgustarlo ,  che  già  sono 
rassegnati  di  aver  gettato  il  tempo  in- 
torno una  fatica  che  sarà  trascurata  3 
cerne  cosa  affatto  inutile  :  —  pure  la 


non  va  a  questo  modo,  che  an$,  quasi 
sempre ,  nelle  prefazioni  ,  dirò  come  si 
costumava  dire  cento  cinquantanni  fa, 
si  trova  t  uscio  dell'  opera ,  la  sinfo- 
nia della  composizione ,  il  filo  della  ma- 
tassa, si  viene  a  conoscere  lo  scopo  pre- 
fissosi dall'  autore,  si  forma  subito  un 
concetto,  un  opinione  del  libro  ,  e  così 
V  animo  e  la  mente  si  apparecchiano  a 
ricevere  piuttosto  t  una  che  l'altra  im- 
pressione ,  quando  si  vada  avanti  nella 
lettura.  — 

E  noi  libra]  possiamo  assicurarlo  con 
sentenza  di  cattedra,  perchè  la  condi- 
toti del  mestiere  ci  lascia  appena  tem- 
po per  iscorrere  le  prefazioni ,  e  rare 
volte  per  leggere,  alla  meglio,  qualche 
opera,  perciò,  in  loro,  signori,  che^  leg- 
gono le  opere  nel  nucleo.,  il  sapere  è  va- 
sto, dettagliato,  profondo,  estesissimo, 
e  noi  invece  (che  i  Manuzi  td  i  Pinelli 
son  morti),  abbiamo  un  sapere  diverso  , 
un  sapere  superficiale,  per  estratto,  un 
sapere  in  compendio,  un'idea,  un  abre- 
gé., un  trassunto  di  sapere,  eh' è  quanto 
a  dire,  un  sapere  a  naso.,  un  sapere  alla 
modaj  pure  il  giudizio  nostro  sul  meri- 


5 
fo  delle  fatiche  letterarie  è  quasi  sem- 
pre esatto ,  poiché  assicuriamo  le  deci- 
sioni sopra  due  gran  dati,  la  prefazione 
cioè  3  e  lo  smercio  più  o  meno  copioso 
che  facciamo  delle  opere  stesse ,  e  que- 
st'ultimo dato  è  il  barometro  cui  pre- 
stiamo maggior  fede.  — 

Tornando  al  proposito  ,  se  dunque 
non  avessero  letta  la  prefazione,  che  ho 
nominata  qui  sopra,  e  neppure  il  po- 
scritto all'almanacco  medesimo  pel  1839, 
dirò  che  con  la  prima  prometteva  dare 
anche  le  notizie  intorno  la  riedificazione 
del  ridetto  Teatro  della  Fenice,  scritte 
da  quella  medesima  figura  che  dettata 
aveane  la  memoria  storica ,  e  col  po- 
scritto soggiungeva  di  riservare  lapub» 
blicaxjone  di  essa  appendice,  che  riuscì 
troppo  voluminosa,  per  Tanno  1840  in 
cui  mi  proposi  dar  t  almanacco  col  tì- 
tolo stesso:  eccoci  al  caso  :  questa,  che 
ora  presento,  e  per  così  dire  la  seconda 
parte  dell'opera,  e  quando  vogliasi  unir 
quest'almanacco  1840,  aWaltropel  1809, 
del  quale  pur  troppo  ne  tengo  varj 
esemplari  invenduti,  cattivo  segno  del 
mio   barometro  a  si  avrà   la  storia  del 


Teatro  la  Fenice,  da  quando  si  e  co- 
minciato a  variarne  fino  all'anno  i838: 
cJèpoi  infine  un  foglio  di  rettifiche,  di 
correzioni,  di  aggiunte,  che  con  buo- 
na pace  dell'  autore ,  è  forse  l  inchio- 
stro da  lui  meno  male  impiegato  di  tut- 
to il  resto.  — 

Raccomando  questa  piccola  impresa, 
per  la  buona  mia  volontà  ,  al  cortese 
animo  loro  :  /acciailo  che  la  distribuzio- 
ne della  seconda  parte  sia  più  nume- 
rosa che  non  è  stato  lo  smercio  della  pri- 
ma j  che  se  il  1809  mi  ha  dato  uno  scar- 
so raccolto,  siami  più  abbondevole  tan- 
no iS^qj  mi  trattino  con  la  solita  bon- 
tà, m'accordino  compatimento,  e  le  ri- 
guarderò come  miei  protettori  ,  come 
mecenati,  anzi  quali  auspici  e  nurn^  .... 
intendiamoci  bene  ....  non  vorrei  già  di 
quenumi  che  vegliavano  alla  sorte  di 
un  povero  vate ,  il  quale  confortavasi 
cantando.  — 

Se  un  nume  mi  dà  un  calcio  nelle  rene, 
Un  altro  con  un  pugno  mi  sostiene! 

andiamo  bel  bello,  e  grazie    — - 


i.iiF\r.i"','  „„.,/,.,!;•',,  /,,,,.„,,//.:, 


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andicu 


RIEDIFICAZIONE 

DEL 

TEATRO  LA  FENICE 

nell'anno  1807. 


Il  patrio  interessamento,  la  solerzia 
dell'iutiera  società  proprietaria,  l'efficace 
influenza  dell'  Irap.  Regio  Governo ,  il 
profondo  sapere  di  dottissimi  professori, 
la  perizia  di  abili  ingegneri  e  l'intelli- 
gente cooperazione  di  provetti  artisti,  que- 
sto nesso  di  volontà,  questo  complesso  di 
determinazioni,  questa  uniformità  di  pa- 
reri e  di  voti,  ebbero  il  più  ridente  ef- 
fetto, ed  il  Teatro  della  Fenice  si  è  rial- 
zato dalle  sue  ceneri  con  tanta  rapidità, 
con  sì  cospicua  appariscenza  ,  per  cui  , 
non  ancora  cessava  il  compianto  della 
perdita,  che  appariva  sul  volto  de'citta- 
dini  il  sorriso  della  compiacenza,  il  palpi- 
to della  sorpresa  a  così  grata  ricomparsa, 
a  tanto  cara  ventura  (1). 


8 

Alla  nota  N.  45,  pagina  ;5  deìla  Me- 
moria ,  si  è  motivato  in  che  concretayansi 
le  disposizioni  della  società,  ed  a  quali  pra- 
tiche aveasi  dato  corso  per  divenire  alla 
contemplata  riedificazione  del  Teatro  :  si  è 
pur  anco  detto  che  il  preventivo  della  spe- 
>a,  per  quello  risguardale  sole  opere  ed  il 
materiale  di  muratore,  di  scalpellino,  di 
fabbro  ferraio,  di  falegname,  di  vetraio 
e  di  terrazzalo,  proclamavasi  in  austriache 
lire  219961,55  :  che  ne  assunsero  la  im- 
presa, previe  alcune  modificazioni,  Gaspa- 
re Biondetti  e  Sante  Meneghini,  per  au- 
striache lire  212,600;  e  che,  contempora- 
neamente alla  celebrazione  del  contralto, 
nel  giorno  1 5  febbraio  1 85;,  trovandosi  già 
eseguito  lo  sgombro  delle  rovine,  vennero 
intrapresi  i  travagli  ,  e  spinti  con  tanta 
operosità  ed  energìa,  che  videro  il  loro 
termine  all'epoca  precisata,  cioè  alla  metà 
circa  dal  susseguente  mese  di  agosto. 

Appena  principiava  il  fervor  ne?  lavo- 
ri, che  l'attenzione  de'saggi  ebbe  a.  rivol- 
gersi ad  alcuni  articoli  inseriti  ne'pubbh- 
ci  fogli,  in  quanto  scorgevasi  lodevole  e 
plausibile  l'intenzione  ed  il  fine  di  quelle 
scritture.  Fu  tra  primi  un  anonimo  che  nel 


9 
Vaglio  N.  7  del  1 8  febbraio,  presentava 
un  lungo  scritto  col  titolo  architettura 
de  teatri,  in  cui  sembra  esser  principale 
assunto  del  savissimo  autore  il  consigliare 
che  i  teatri  venghino  costruiti  di  muro, 
ed  a  volta,  anziché  di  legnami,  per  quan- 
to cioè  la  situazione  e  P  uso  delle  parti 
loro  il  comportino,  e  non  ne  abbia  per- 
ciò a  perdere  o  a  soffrire  l'acustico  ef- 
fetto: alcuni  avvedimenti,  che  al  discorso 
v'innesta,  fanno  piacere  ch'egli,  di  que- 
st'argomento trattando,  sia  entrato  in  una 
provincia,  quale  propriamente  dice  non 
esser  sua  (2). 

Ma  avanti  ancora  il  chiarissimo  Pietro 
Chevalier,  scrittore  elegante  e  vivace,  ci 
ha  regalati  d'un  suo  opuscolo,  con  la  da- 
ta 14  gennaio,  inserito  a  brani  nel  foglio 
Gondoliere,  e  riprodotto  nel  01  marzo,  col 
fìome  :  Brevi  cenni  intorno  il  Teatro  la 
Fenice.  Questa  interessante  operetta,  de- 
dicata al  conte  Benedetto  Valmarana,  è 
gemma,  sia  pel  senno  con  cui  è  dettata, 
sia  per  alcune  avvertenze  che  sole  basta- 
no a  dimostrare  quanto  P  autore  ben  veg- 
ga nell'arte  somma  di  edificare,  e  quanto 
conosca  i  vasti  e  moltiplici  rapporti  che 


alle  altre  arti  sorelle  la  unisce.  Tocca  egli 
con  quel  suo  brio,  e  con  intelligenza  i 
molti  partiti  e  ripieghi  che  poi  vennero 
in  massima  parte  svolti  e  perfetti  dal  va- 
loroso ingegnere  Tommaso  Meduna,  e  dal 
fratello  di  lui  Gio.  Battista  in  quella  stu- 
penda riedificazione,,  ed  innalza  sinceri 
voti  perchè  l'opera  del  nuovo  Teatro  ven- 
ga condotta  senza  essenzialmente  divergere 
dalle  massime  cardinali,  dai  primi  trac- 
ciati del  benemerito  Gio.  Antonio  Selva , 
cui  tributa  meritata  lode,  ben  a  dritto  osser- 
vando che  i  supposti  difetti  del  vecchio 
Teatro  la  Fenice  erano  quasi  un  invito  al- 
fe dimostrazione  della  potenza  dell'arte 
nel  vincere  le  spinosissime  difficoltà  locali. 
Frattanto,  chi  fermato  avea  suo  propo- 
sto coutkmava  i  travagli  con  ogni  attuo- 
sità  ,  ed  era  maraviglia  il  vedere  quale 
armonìa,  qual  gara  di  confidenza  passava 
tra  quelli  cui  era  affidato  il  governo  dei 
lavori,  e  gli  altri  incornbenzati  della  ese- 
cuzion  loro.  E  questo  il  frutto  che  a  van- 
taggio dell'opere  sempre  si  ottiene*  allor- 
quando la  dignità  delle  teoretiche  disci- 
pline, per  saggia  moderazione,  e  per  ne- 
cessaria prudenza,  condotto  accorgimento, 


II 

non  isdegna  associare  agli  invariabili 
principii  della  scienza,  i  modesti  sugge- 
rimenti della  pratica  ed  i  precisi  consigli 
di  una  ben  fondata  esperienza.  —  In  bre- 
ve i  lavori  di  edificazione  diedero  luogo 
a  quelli  di  decorazione,  e  questi  a  chi 
operar  doveva  gli  interni  apprestamenti, 
in  guisa  che  ,  nel  corto  periodo  di  non 
compiuti  otto  mesi  ,  tutto  ebbe  termine, 
con  le  prestazioni  di  soli  artefici  Vene- 
ziani ,'  e  con  la  rilevante  spesa  di  oltre 
mezzo  milione  di  lire  austriache,  soste- 
nuta da  persone  private.  Tosto  i  coreo- 
grafi ,  con  le  pazientemente  inquiete  lor 
ciurme  ,  ed  i  virtuosi  di  musica  col  co- 
dazzo de'  coristi,  con  l'attiraglio  di  tante 
strane  appendici,  trovarono,  su  quelle 
nuove  scene,  pronto  il  campo  ad  eserci- 
tare garretti  ed  ugule  in  cerca  di  acqui- 
star fama  e  dinaro  con  solleticare  gli  oc- 
chi e  con  blandire  le  orecchie  alla  mol- 
titudine. Il  nostro  Tommaso  dottor  Loca- 
telli  primo  ce  ne  ha  dato  l'annunzio  nel 
Mercordi  i3  dicembre  1807,  compleanno 
dell'incendio,  in  una  di  quelle  sue  gu- 
stose appeudici,  che  sogliono  infiorare  la 
Gazzetta  privilegiata  di  Venezia  (5). 


io 

Il  Giorno  di  santo  Stefano,  Martedì  26 
dicembre  1807,  s*  aprì  il  riedificato  Tea- 
tro, con  l'opera  Rosmunda  in  Ravenna, 
parole  di  certa  Luisa  Amalia  Paladini, 
musica  del  maestro  Giuseppe  Lillo,  e  col 
ballo,  //  inatto  delle  venete  donzelle,  com- 
posto e  diretto  dal  coreografo  Antonio 
Cortesi.  Ma  se  festosi  e  pienissimi  applau- 
si riscossero  dal  pubblico,  giusto  ed  in- 
telligente, tanto  gl'ingegneri,  come  i  de- 
coratori, ed  anco  gli  artieri,  per  la  no- 
biltà, per  la  magnificenza  e  per  i  saggi 
parliti  combinati  in  quell'incantevole  Eli- 
so, il  gaudio  ond*  era  traboccante  l'animo 
degli  spettatori  per  la  presenza  delle  loro 
Altezze  imperiali  e  reali  il  Serenissimo 
Arciduca,  Principe  Viceré,  e  la  eccelsa 
sua  sposa,  fece  che  in  quel  primo  esperi- 
mento, reiterati  applausi  s'ebbe  anco  l'o- 
pera, più  pel  valore  degli  attori,  che  per 
assoluto  merito  della  musica,  fra  le  cui 
note  però  alcuni  pezzi  emersero  con  buo- 
na fortuna.  Non  così  fu  del  ballo  ,  che 
cadde  invece  per  completo  naufragio ,  né 
a  salvarlo  da  tanta  sventura,  od  a  meno- 
mare il  disastro,  valse  il  patrio  argomen- 
to, la  solennità  della  circostanza,  la  ga- 


i3 
iezza  degli  astanti:  quelle  povere  donzel- 
le, dopo  tanti  secoli ,  non  furono  più  for- 
tunate di  quello  il  fossero  nel  secolo  de- 
cimo, anzi  avvenne  loro  assai  peggio  , 
che  questa  volta  tutte  perirono  assieme  a 
quei  rapitori  ;  cadde  infine  quella  rea 
azione,,  quella  ribalderia  de corsari)  come 
esprime  il  bravissimo  Locatelli ,  e  cadde 
con  clamorosa  rovina,  senza  speranza  alcu- 
na di  più  mai  comparire  su  queste  scene. 

Ed  in  vero  l'entusiasmo  del  pubblico, 
riguardo  al  nuovo  Teatro,  e  gli  encomii 
profusi  alla  splendidezza  della  benemerita 
presidenza,  erano  mossi  da  giustissime 
cause.  I  tanti  miglioramenti  introdotti  in 
questa  riedificazione,  i  ripieghi,  le  anti- 
veggenze, i  presidii  adoprati  anche  per 
sicurezza  dell'edilìzio,  gli  adattamenti  di 
comodo,  di  eleganza  e  di  lusso,  ciò  tutto 
riscosse  l'universale  ammirazione,  e  sem- 
bra non  dover  tornare  discaro  agli  amatori 
di  nostre  cose,  se  qui  vuoi  farsi  memoria 
delle  operate  industrie. 

L'ambulacro  o  galleria  in  piano  terreno 
vedesi  intieramente  sgombrato,  appunto, 
come  in  origine,  avealo  eseguito  l'archi- 
tetto Selva,  onde  aver  libera  la  sortita  dal 


i4 

lato  del  ponte  che  mette  verso  il  campo 
di  Santa  Maria  del  Giglio,  o  Zobenigo. 

I  vani  delle  scale  vennero  aperti  e  resi 
visibili  dall'alto  al  basso  in  rampe  con- 
tinuate fino  all'ambulacro  terreno,  sepa- 
rate dagli  anditi.,  e  ridotte  colla  massima 
appariscenza  e  comodità:  intorno  al  quale 
miglioramento  è  stato  osservato ,  da  chi 
vuol  su  tutto  parlare,  che  se  il  Selva ,  la 
cui  somma  abilità  e  la  industria  spicca- 
vano singolarmente  nel  metter  ad  utile 
gli  spazii,  trascurava  tanto  nobile  partito, 
ciò  deve  ascriversi,  non  alla  mancanza  in 
lui  di  così  nobile  idea,  ma  piuttosto  alla 
necessità  in  cui  trovavasi,  causa  la  gara 
del  concorso,  di  tener  bassa  la  dimostra- 
zione delle  spese,  per  1'  utilità  che  volea- 
si  contemplare  nel  complesso  dell'intiero 
progetto. 

Conservata  rigorosamente  la  bella  cur- 
va del  Selva  ,  gli  stanti  od  assiti,  che  di- 
vidono i  palchetti  in  contorno  della  sala 
teatrale,  furono  posti  metri  0,20  in  riti- 
rata dal  vivo  de'parapetti,  cioè  alquanto 
neir  interno  de'parapetti  stessi,  ed  in  di- 
rezione de'raggi  della  curva,  appunto  co- 
me vedesi  usato  ne'principali  teatri  mo- 


ì5 

demi  :  (juesta  disposizione  venne  però  cam- 
biata riguardo  i  prosceni  ove,  e  stanti  e 
parapetti  marcano  una  linea  continuata 
dietro  la  curva,  che  si  è  alquanto  distesa 
ad  oggetto  d'  ingrandire  V  apertura  dei 
boccascena. 

Il  primo  ed  il  secondo  ordine  (  seconda 
e  terza  fila  )  furono  resi  transitabili  e  co- 
municanti tra  l'un  capo  e  l'altro,  me- 
diante un  sufficiente  ambulacro,  essendosi 
dair  autorità  superiore  accordato  il  pas- 
saggio pe'locali  retro  la  loggia  imperiale 
e  reale. 

Fu  aperta  una  nuova  porta  al  Parter- 
re, in  perfetta  corrispondenza  all'altra 
esistente,  che  serve  a  principale  ingres- 
so, ed  è  fuori  della  medietà  della  sala. 
Questo  opportunissimo  adattamento,  che 
combina  comodo  ed  euritmia,  erasi  già 
ideato  e  suggerito  dall'  esimio  Selva,  fin 
da  quando,  nell'anno  1807,  ebbe  la  in- 
cumbenza  di  costruire  la  loggia  imperia* 
le.  —  Si  è  di  molto  facilitata  la  sortita 
dalla  sala  medesima  con  l'apertura  di  due 
porte  vicino  all'  orchestra.  ■ —  1/  ingresso 
al  palco  scenico  fu  reso  immediato  dalla 
parte  degli  anditi  del  pepiano. 


i6 

Il  palco  scenico  si  è  ridotto  capace  e 
servibile  a  maggiori  spettacoli,  tanto  con 
T  ampliazione  dell'  apertura  visuale,  come 
per  gli  avvedimenti  adoprati  a  procurare 
il  miglior  comodo  de'  meccanismi  per  le 
scene,  nella  parte  superiore  presso  la 
impalcatura  del  tetto.  Inoltre  il  miglior 
riparto  di  stanze  pe'  virtuosi ,  e  1*  ag- 
giunta di  nuovi  locali  pel  macchinista, 
diedero  a  questo  palco  la  possibile  esten* 


sione. 


Il  coperto,  o  soffitto  della  sala  teatra- 
le, che  prima  era  piano,  ora  è  dolcemente 
incurvato,  con  questo  di  più  ch'egli  ha 
sua  particolare  impalcatura,  affatto  indi- 
pendente da  quella  del  tetto,  e  la  vòlta 
del  proscenio  si  è  impostata  all'  alto,  an- 
ziché a'  piedi  del  davansale  del  quarto 
ordine  o  fila  quinta. 

Alle  aperture  o  ventilatori,  che  soleansi 
lasciar  nel  soffitto  della  sala  teatrale,  cui 
qui  spesso  impropriamente  si  dà  ancor  il 
nome  di  Platea,  vennero  sostituiti  venti- 
tré sfiatatoi  di  convenienti  misure,  com- 
binati alla  base  della  vòlta,  cioè  superior- 
mente alla  cornice,  cui  è  impostata  la 
vòlta  medesima, 


...  l7 

A  questi  essenziali  miglioramenti  altri  ne 
audarono  dietro  die  chiamar  si  potrebbe- 
ro secondarli  e  di  dettaglio.  Tacendo  di 
essi,  basterà  rammentare  che  alle  solite 
staffe  costruite  nel  palco  scenico,  vennero 
sostituiti  alcuni  fornelli  calefacienti,  ordi- 
nati secondo  1  moderni  sistemi,  i  quali  dal 
piano  terreno,  ove  sono  collocati,  diffon- 
dono il  calore  ed  in  scena  ed  a  tutto  il 
Teatro  a  mezzo  di  tubi  inseriti  nelle  mu- 
raglie. Si  volle  altresì  che  ad  allontana- 
re,  ed  a  prevenire  ogni  sinistro,  i  serba- 
toi dell'acqua,  collocati  all'alto  delle  due 
torncelle  laterali  al  palcoscenico,  fossero 
di  mollo  ingranditi,  avessero  estese  dira- 
mazioni e,  per  via  di  tubi  metallici,  ot- 
tener si  potesse  facili  scaturigini,  a  diver- 
se altezze,  così  nello  stesso  palco  scenico, 
come  ne* corridoi,  ne' palchetti,  e  perfino 
nelle  ritirate  ove  gli  sgorghi  mantener  pos- 
sono la  necessaria  polizia. 

L'uomo  d'arte  amerebbe  molto  a  lun- 
go intrattenersi  sopra  altri  argomenti  che 
riferiscono  al  modo  con  cui  venne  con- 
dotta a  termine  questa  grande  riediaea- 
zione.  Mirabile  opera  fu  Ja  così  detta  ar- 
matura centrale,  eseguita  dall'abilissimo 
2 


i8  ; 

Gaspare  Biondetti  con  somma  intelligenza 
e  bravura.  —  La  ossatura  del  tetto,  sem- 
plicissima ed  ingegnosa,  offre  nel  suo  con- 
testo tali  avvertenze  e  presidii  tanto  ben 
consigliati,  per  cui  ottenne  la  piena  ap- 
provazione degli  intelligenti,  che  vi  fece- 
ro sopra  loro  studii  ed  esami. 

E  tornando  a' spettacoli,  soggiungere  è 
d'  uopo,  che  la  naturale  tendenza  di  an- 
dar in  cerca  di  meglio,  fece  comparire 
su  quelle  scene,  nella  sera  6  gennaio  i838, 
1"  opera  i  Puritani,  in  cui  cantò  la  ben 
nota  Eugenia  Tadolini.  Quest'attrice  si  è 
distinta;  si  distinsero  anche  gli  altri  can- 
tanti, ma  il  pubblico,  che  accrebbe  suo 
favore  a  vantaggio  della  Rosmunda,  non 
trovavasi  a  suo  buon  agio,  non  era  con- 
tento; ne  il  fu  pure  all'altra  opera  Ma- 
ria  di  Ruden^  e  così  passando  il  tempo  tra 
il  silenzio  ed  il  solletico  di  un  grazioso  bal- 
letto, la  Silfide,  si  venne  a  rappresentare 
la  Parisina,  nel  i5  febbraio,  la  quale 
opera,  del  maestro  Donizetli,  piacque  di 
molto,  e  si  è  rallegrato  il  Teatro.  Ma  di 
questi  e  degli  altri  spettacoli,  che  si  soa 
succeduti  fino  a  quaresima  bene  innoltra- 
ta,  non  è  nostro  proposito  parlare,  che  i 


pubblici  fogli  con  più  esattezza  e  con 
adattate  cognizioni  ebbero  a  scriverne  i 
risultarne nti  (4). 

In  occasione  dell'apertura  comparvero 
prose  e  poesie:  fra  le  prime  si  è  letta, 
con  piacere  ,  la  bella  descrizione  del 
sipario  dipinto  da  Cosroe  Dusi,  e  della 
tendina  colorita  da  Giovanni  Busato,  che 
il  chiarissimo  Francesco  Zanolto  ha  det- 
tata col  solito  garbo.  —  Il  primo  di  quei 
dipinti  però  soggiacque  a  qualche  rimarca 
fatta  da  persona  anonima  in  un  dialogo 
col  titolo  la  Fenice  e  il  Gallo,  scopo 
primario  della  quale  allegoria,  è  toccare 
piuttosto  1'  odierno  costume  di  esporre 
sul  Teatro  tetri  e  ributtanti  argomenti  , 
come  sarebbe  uomini  ciechi  e  perseguitati 
che  cantano,  donne  furenti  per  depravate 
passioni,  veleni,  tradimenti,  cataletti,  om- 
bre e  simili  stracciacuori,  più  valevoli  ad 
eccitar  uno  sterile  orrore,  che  efficaci  a 
migliorare  i  costumi,,  a  suggerir  la  mora- 
le, ed  o  procurar  diletto  ad  un  tempo  ed 
onesto  piacere:  ma  è  questo  il  secolo  dei 
romanzi  storici  ,  mezzo  sicuro  ,  salve  le 
debite  restrizioni,  per  fare  che  il  volgo., 
l' idiota,  colui  infine  che  ha  maggior  hi' 


IO 

sogno  di  educazione,  non  più  distingua  la 
verità  dalla  menzogna,  ed  anzi,  sedotto  dai 
prestigio  di  belle  parole  e  dalla  spon- 
taneità delle  narrazioni ,  creda  ciò  che 
dovrebbe  rifiutare  ,  e  rifiuti  ciò  che  sa- 
rebbe da  credere;  del  quale  triste  effetto 
Eur  troppo  se  Gè  possono  dar  prove  a 
izzeffel  (5). 

Tacendo  per  ora  di  altre  prose,  accen- 
neremo, che  il  patrizio  V.  Q.  (  Vincenzo 
Quenni)  pubblicò  colle  stampe,  in  foglio 
volante,  alcuni  suoi  Versi  originali;  il 
conte  Paolo  Pola  un  sonetto  che  comincia: 

QuelVampio  Circo  in  ver  Voccaso  eretto 
Dei  ricchi  fasti  del  poter  avito  ec- 

Giovanni  Topan  di  Mirano,  altro  Sonetto: 
Famoso  arabo  augel  che  dopo  il  giro  ec 

Pietro  Beltrame  una  bella  Cannone  che  de- 
dicava a  S.  Eccellenza  Gio.  Battista  conte 
di  Spaur  Governatore  delle  provincie  ve- 
nete; e  Girolamo  Morelli  di  Verona  altra 
canzone  intitolata  la  Fenice  risorta  j  ài 
più  non  sappiamo ,  ma  ci  piace  far  co- 
noscete due  esametri,  dettati  da  uà  cbia- 


rissimo  personaggio  cui  l'aureo  idioma  del 
Lazio  è  famigliare. 

Infelix  Iworj  Phoeru'cìs  membra  perniisi 
Vividior  flammis  surgit  ab  ipso.  suis.  (6) 

Alle  belle  descrizioni  del  nuovo  Tea- 
tro, a  due  diligenti  vedute  interne,  dise- 
gnate in  pietra  dal  valente  Pividor,  ed  ai 
ragguaglio  degli  spettacoli  datici  dalla 
Gazzetta  privilegiata  di  Venezia,  dal  fo- 
glio il  Gondoliere  e  dal  Vaglio,  tenne 
dietro  un  articolo  clic  si  lesse  nel  foglio 
di  Milano,  il  Pirata,  ma  che  non  é  ar- 
ticolo Milanese  ,  né  dettato  in  Milano. 
1/  autore,  che  qui  si  conosce,  forse  per 
trovarsi  al  buio  riguardo  allerte  di  ben 
vedere  nelle  belle  arti3  si  è  pronunciato, 
in  qualche  punto,  contrario  alla  generale 
opinione,  al  pubblico  voto:  ma  appunto 
il  voto  pubblico  ha  soffocati  i  lamenti  ài 
lui,  di  che  lo  ha  francamente  avvertito  il 
Zanotto  in  un  foglio  volante,  litografato 
con  la  data  5  febbraio  i858.  Fra  le  altre 
espressioni  di  quell'articolo  son  dette  que- 
ste parole,  in  aria  di  compassione.  Tutto 
tutto  bianco  con  ornati  d'oro  !  Avrebbe- 


21 

si  censura  se  questa  strana  osservazione 
facesse  rammentare  la  rimarca  di  quel 
vecchio  fattore  che,,  volendosi  commise- 
rare verso  i  proprii  coloni  diceva  loro  : 
piangete  sulla  mia  infelicissima  condizio- 
nej  eccomi  ridotto  a  cacciar  la  fame  col 
cadavere  di  un  cappone  crassissimo  che 
getto  a  cuocere  ne  II'  acqua  di  po\%o  ! 

Più  seria  impressione  ha  fatta  un  arti- 
colo comparso  nell'altro  foglio  Milanese 
Glissons  n  appuyons  pas ,  perchè  il  si 
conosce  dettato  da  persona  espertissima 
in  fatto  d'arte,  e  che  di  certo,  come  suol 
dirsi,  aveva  mano  in  pasta,  nelle  faccen- 
de del  nuovo  Teatro,  senza  i  quali  re- 
quisiti, uom  non  potrebbe  scrivere  a  quel 
modo,  ed  addentrarsi,  con  tanto  dettaglio, 
nelle  circostanze  che  risguardano  le  vii- 
tuali  ingerenze  avute  dalla  commissione 
di  professori  la  quale,  per  richiesta  della 
presidenza,  ebbe  il  merito  di  esaminare, 
consigliare  e  suggerire  intorno  tutte  le 
riforme  ed  aggiunte  combinate  in  quella 
riedificazione.  —  Pare  che  l'articolo  sia 
diretto  a  toccar  questo  punto,  dimenticato 
nella  Gazzetta  privilegiata  di  Venezia  N. 
291,27    dicembre   1807,    colà   dove  nel- 


25 

l'Appendice,  quando  parla  di  tutto  e  dì 
tutti,  di  ciò  tace,  ne  mette  un  tal  fatto 
nella  dovuta  evidenza,  come  esigevanlo 
verità  e  giustizia.  Ma  appunto  questa 
pubblicazione,  fatta  in  un  foglio  d' altre 
paese  ,  diede  di  becco  al  vespaio  ,  e  se 
n'ebbe  un  articolo  di  Polemica  nella  Gaz- 
zetta medesima  al  N.  58,  il  16  febbraio 
i838,  col  quale  li  due  ingegneri  Medu- 
na,  porgendo  opportuni  schiarimenti,  sup- 
pliscono al  vizioso  silenzio  della  Gazzetta 
sopraccitata  e  pronunciano  il  nome  di 
quella  benemerita  e  disinteressata  commis- 
sione ,  ciocché  bastò  a  far  terminala  la 
lite. 

Era  ben  giusto  che  se  splendide  lodi 
ottenute  aveano  dal  pubblico  gl'ingegne- 
ri Meduna,  il  valente  Capo-Mastro  Bion- 
delti,  e  con  esso  la  schiera  tutta  de' se- 
condarii  artieri;  (7)  se  egualmeute  di  en- 
comii  se  ne  andarono  lieti  il  professore 
di  prospettiva  Tranquillo  Orsi,  per  le  gra- 
ziosissime  decorazioni  della  sala  teatrale  , 
e  i  collaboratori  di  lui  Sebastiano  Santi , 
ch'ebbe  ad  occuparsi  delle  figure,  col 
professore  Luigi  Zandomeneghi  assistito 
da  Giacomo  Pogue,  che  disimpegnava  IV 


pera  degl'intagli;  se  il  professore  Giu- 
seppe Borsato  per  avere  mirabilmente  con- 
dotta la  interna  decorazione  della  loggia 
sovrana,  ed  il  pittore  scenico  Francesco 
professore  Bagnara,  con  la  potenza  di  sua 
fantasia,  col  magico  incanto  di  quel  pen- 
nello, strappar  seppero  gli  applausi  della 
pubblica  ammirazione;  se  finalmente  il 
Dusi  ed  il  Busato,  l'uno  con  l'apoteosi 
della  favolosa  Fenice,  l'altro  col  rifiuto 
del  magnanimo  Dandolo  alla  corona  d'o- 
riente, oltrepassarono  la  generale  espi- 
lazione, era  ben  giusto ,  diceasi  ,  che  la 
reverenza  dovuta  all'  insigne  architetto 
Gio.  Antonio  Selva,  destasse  nelle  anime 
gentili  il  desiderio  di  metter  monumento 
condegno  alla  di  lui  memoria  nel  sito  stes- 
so che  eragli  stato  campo  di  rinomanza  e 
di  gloria.  Questo  nobilissimo  pensiero,  già 
comparso  alla  mente  de'socii  in  una  delle 
solenni  loro  convocazioni,  venne  svilup- 
pato dalli  chiarissimi  cavaliere  Antonio 
Diedo  f.  f.  di  presidente  della  veneta  ac- 
cademia di  belle  Arti,  dalli  professori  Bor- 
sato e  Lazzari ,  e  dall'ingegnere  Giusep- 
pe Salvadori,  i  cjuali ,  con  circolare  i. 
aprile  i83;  ,  invitarono  gli  stimatori  ed 


ai 

amici  del  Selva  a  concorrere  per  adempi- 
mento del  proposto;  uè  le  brame  loro 
caddero  a  vuoto ,  che  anzi  ben  presto  si 
ebbero  i  mezzi  per  dar  mano  all'opera, 
e  la  sera  stessa  26  dicembre,  in  cui  si 
aperse  il  Teatro,  videsi  il  nuovo  monu- 
mento collocato  a  sinistra  del  primo  in- 
gresso, dirimpetto  quello  di  Carlo  Goldo- 
ni che  prima  esisteva  nell'atrio  interno. 
Quasi  contemporaneamente  sortì  un  opu- 
scolo di  14  pagine,  ed  un'incisione  in 
rame,  col  titolo  Monumento  eretto  al  pro- 
fessore Gio.  Antonio  Selva,  nel  vestibulo 
interno  la  Fenice.  Feneria  1808.  Anto- 
nelli.lì  chiarissimo  Emanuele  Antonio  Ci- 
cogna ha  dettata  la  iscrizione  che  sta  sotto 
il  medaglione,  scolpito  dal  valente  Anto- 
aio  Giaccarelli.  —  Eccola: 


l6 

A 

G.  ANTONIO  SELVA  VENEZIANO 

ARCHITETTO 

DI  QVESTO  TEATRO 

CHE  NEL  MDGGXCII  ERETTO 

E  NEL  XIII  DECEMBRE 

MDGCCXXXVI 

BA  LE  FIAMME  CONSVNTO 

SV  LO  STESSO  MODELLO  DI  LVI 

NOVELLAMENTE  SORGEVA 

QVESTA  MEMORIA 

SI  CONSACRAVA 

I/ANNO  MDCCCXXXVII  (8). 


Questa  modesta  iscrizione,  la  quale  con 
parsimonia  di  parole,  tutto  ricorda  quan- 
t'era  <T  uopo  ricordare,  non  sembrò  forse 
bastevole  per  una  clamorosa  solennità  , 
che  le  cose  ripetute  e  fatte  ripetere  nei 
pubblici  fogli,  si  vollero  affidare  anco  al 
marmo.  Difatti  molto  tempo  dopo,  ed  a 
«osa  agghiacciata,  si  videro  scassinare  pie- 
tre ne'  fianchi  dell'  atrio  per  inserirvi  due 


.     ...        2*3 

lapidi  con  questa  binata  iscrizione  ,  che 
il  benigno  lettore  ,  anco  senza  che  lo  si 
avvisi,  già  se  ne  accorge  non  esser  ope- 
ra ne  del  Mu^Xh  né  del  Giordani. 

QYESTO   TEATRO   ERETTO   DAI  FON'DAME*Tl 

NEL    MDCCXC1I 

MOLTI   DI  SITO  ED  ARTE   OSTACOLI   SVPERATl 

DI    ANTONIO    SELVA  VINIZIANO  ARCHITETTO 

SUL   DISEGNO  DA  SAPVTO   GIVDIZIO  PRESCELTO 

DELLA  PROPRIET.     SOCIETa'   COL   DISPENDIO 

PER    SVBITO   ÌNCENDIO    VELOCEMENTE    C0NSVRT4 

FINO    AL    XIII    DIC.     MDCCCXXXVI 

ORNAMENTO   PATRIO   E   DELIZIA 

STAVA 

DALLA    DEPLORATA     ROVISA 
l'  ANNO    MDCCCX&XVII 

DI     POCHI     MESI     NEL     RAPIDO     CORSO 

SOLLECITA    CVRANTE    LA    PRESIDENZA 

DEGLI      ARCIHT.     1NG.     TOM.     E     GIO.      B.     MKDVÌ1A 

LAVDATO    ESEGV1TO    IL     MODELLO 

RITORNATO    IL    PRIMO    ST VDIÒSAMEN  TE 

PIV  SPLENDIDO   E   COMODO  RISORSF. 

CHE   NO»»  OBBLIA   INNATA  INDVSTRE  M AGaiFICBftXA, 

VENEZIA 


Ciò  che  accresceva  nel  pubblico  la  sti- 
ma per  gì'  ingegneri  Meduna  si  fu  la  de- 
corazione della  scena,  da  essi  cangiata  in 
sala  o  Galleria,  con  colonne  e  con  rin- 
ghiere, pel  grande  veglione,  datosi  la  not- 
te del  martedì  27  febbraio,  ultima  di  car- 
novale. Chi  non  intervenne  a  così  magni- 
fico spettacolo,  mal  può  farsi  idea  esatta, 
quale   appariva  il   Teatro    la   Fenice,   in 

3uella  splendida  festa:  certo  che  il  gran- 
e  Torquato,  ne  avrebbe  tolto  argomento 
per  paragonarvi  le  incantatrici  maraviglie 
del  palazzo,  e  de'  giardini  d'Armida!  (9). 
Eccoci  al  termine  di  queste  memorie 
le  quali  compendiano  una  serie  di  avve- 
nimenti e  di  fatti  Municipali,  per  cui  ne 
ridonda  massima  gloria  a'  nostri  concitta- 
dini, encomio  al  merito  di  tanti  dotti  e 
valenti  professori  ed  artisti.  Sarebbesi  de- 
siderato che  il  pensiero  di  occuparsene, 
fosse  insorto  in  persona  atta  a  ben  di- 
simpegnarne l'assunto;  ma  eli' è  una  dis- 
posizion  del  destino  che  le  cose  di  que- 
sto mondo  abbiano  una  faccia  buona,  l'al- 
tra cattiva,  e  che  il  delizioso  olezzar  del- 
la rosa,  venga  turbato  dal  timor  delle  spi- 
li*.   Piaccia    dunque   al   discreto    lettore 


2§ 

guardar  questo  scritto  dal  Iato  favorevo- 
le, quello  cioè  della  buona  volontà,  ed 
assicurarsi  che,  non  ridicola  pretensione 
di  autore,  ma  solo  amor  delle  patrie  co- 
se consigliava  a  dettarlo. 


NOTE 

ALLA  MEMORIA  SULLA  RIEDIFICAZIONE 

DE  L 

TEATRO  LA  FENICE 


fi  )  La  società  era  in  qualche  disposizione  dì 
far  coniare  una  medaglia  per  eternar  la  memo- 
ria di  questa  patria  letizia.  Se  n'  è  anche  dat» 
il  disegno:  essa  aver  doveva  da  una  parte  l'im- 
presa della  società.,  cioè  la  Fenice  sul  rogo.,  e  i 
all'alto  Societasj  la  inserì zionc  per  il  rovescio^ 
dettata  dal  chiarissimo  Emanuele  Antonio  Ci» 
gogna,  era  questa: 

THEATRVM 

VENETII  S 

ERECTVM 

ANNO  MDCCXCII 

CO  MB VST  VM 

MDCCGXXXVI 

RESTITVTVM 

MDCCCXXXYU 


3s 

(a)  Il  librajo  Orlandelli  editore  del  pvcsen- 
ee  Almanacco,  poco  dopo  l'epoea  dell'incendio 
si  affrettò  in  pubblicare,  colle  stampe,  la  noti- 
zia  di  tale  sventura,  brevemente  scritta  dall'e- 
simio professore  sig.  Francesco  Lazzari,  e  la 
unì  alla  bella  descrizione  del  vecchio  Teatro , 
dettata  alcun  tempo  prima  dal  medesimo  auto- 
rete fornita  di  un  diligente  profilo  longitudina- 
re  di  quel  fabbricato.  Neil'  Almanacco;  Teatro 
della  Fenice  pel  1 838  lo  stesso  editore  ripro- 
dusse la  medesima  notizia  dell'accaduto  incen- 
dio, però  con  qualche  cambiamento,  introdot- 
to dal  lodato  Lazzari,  appunto  come  esigeval» 
\e  sopravvenute  circostanze. 

(3)  La  spesa  ha  toccate  le  austr.  L.  600,000 
«irca.  Per  le  speculazioni  e  le  viste  dell'  ora 
defunto  Giuseppe  conte  Boldù  benemerito  po- 
destà di  Venezia,  e  pel  zelo  e  la  cooperazione 
di  tanti  altri  cittadini,  si  rinvennero  i  fondi 
occorrenti,  combinando  avvedutamente  in  mo- 
do che  la  Comune  di  Venezia  anticipasse  ì 
mezzi  per  rimborsarli  in  seguito,  e  cosi  avesse 
effetto  la  progettata  ricostruzione. 

(!\)  Decio  Avogadro  pubblicò  in  un  foglio  i 
ritratti  della  Ungher,  della  Tadolini,  di  Mari- 
lù, di  Moriani  e  di  Ronconi,  disegnati  in  pie- 
Ira  da  Fortunato  Bello  per  la  litografia  Rier. 

Anche  il  diligente  Eugenio  Pianta  ah  pub- 
blicati i  ritratti  degli  stessi  personaggi,  di  alcu- 
ni i»»#*tri  di  musica  e  virtuosi  di  danza,  coni* 


3S 
ponendone  un  beli'  Album  di  dodici  fogli ,  ed 
eccons  i  nomi. 

Lillo  ) 

Donizetti      \  Maestri  di  Musica 

Mercadante  / 

Ungher     ) 

Tadolini  ) 

Moriani   )  Virtuosi  di  Musica 

Ronconi   ) 

Marini     ) 

Cortesi-Coreografo 

Brugnoli-Samengo  \ 

Mattis  '     Ballerini 

Ramassini  ) 

(5)  La  Fenice  e  il  Gallo,  dialogo  ;  col  qual 
nome  Gallo,  si  vuole  intendere  il  Teatro  san 
Benedetto,  di  cui  è  proprietario.,  l'onesto  e  be- 
nemerito sig.  Giovanni  Gallo» 

(6)  Quando  trovavasi  nella-  piazza  di  san 
Fantino,  spettatore  durante  l'infuriar  dell'incen- 
dio, così  egli  stesso  diceva  : 

Ne  casum  ambusti  mirerisj,  amice3  Theatri 
Quum  stetil  ante  arcam  carnài  usque  Daghom 

(7)  Voglionsi  ricordare  i  nomi  de'  varii  ar- 
tieri che  impiegarono  l'opera  propria  in  assi- 

3 


5.4 

stenza  degli  imprenditori  Biondetti  e  Meneghi- 
ni, giacché  con  la  distinta  loro  abilità  molto 
contribuirono  al  bel  risultamento  ottenuto. 

Giuseppe  Aseo  capo  maestro  muratore 

Carlo  Biondetti  Falegname 

Antonio  Mugnol  fabbro  ferrajo 

Pietro  Daper  scalpellino 

Andrea  Medusa  finestra]  o 

Gio.  Battista  Lucchesi  )    . 

Gio.  Battista  Negri         ^stuccatori 

»...    Marcello  )     . 

....    Marsilio    )  nmessaJ 

Antonio  Capovilla  indoratore 

.  .  .  Ferretti  pe'  macchinismi  della 
scena 

Andrea  Ponte  Briati  esecutore  della  gran- 
de lumiera 

(8)  Da  questo  opuscolo  si  viene  a  sapere  che 
ogni  azione  importava  austr.L.  2^  che  i  soscrit- 
tori  furono  85  3  le  azioni  N.  92,  e  che  la  spesa 
incontrata  ascese  ad  austr.  L.  2208. 

(9)  11  valente  nostro  Pividor,  che  in  occasio- 
ne all'apertura  ci  ha  date,  per  la  litografia  Ba- 
rozzij  due  belle  vedute  interne  di  quella  sala 
teatrale,  con  gli  indizila  in  una  del  sipario,  nel- 
l'altra della  tendina,  ha  di  recente  compiuto 
un  disegno  su  pietra,  pubblicato  dalla  litografia 
Deye,  che  rappresenta  la  veduta  del  Teatro, 


presa  dal  fondo  della  scena  con  l'apparecchio 
medesimo  sfarzosamente  riprodotto  la  sera  di 
domenica  14  ottobre  i838,  quando  Venezia 
ebbe  il  conforto  di  veder  onorato  il  Teatro 
dalla  presenza  delle  loro  Maestà  Imperiali  e 
Reali. 

Vedasi  a  pag.  38. 


cn»ettihc<Xttciu  ocmauiucuU  eò  c'vaouHiU 

ALLA 

MEMORIA  STORICA 

DEL 

TEATRO  la  FENICE 

PARTE  PRI3IA  EDITA  AfflfO   l858 

Avuti  per  cortesìa  da  alcuni  amatori 
delle  cose  Patrie _,  o  tratti  da  vecchie 
raccolte  di  Gaietta  urbana  Veneta  che 
non  si  sono  potute  veder  prima. 

Pagina  io  linea  20  —  Nota. 

.Valla  Gazzetta  Urbana  Veneta  num. 
;5;  Sabbato  io  Settembre  1791  pag.  58 1 
*i  rileva  che  certo  Eccellente  (un  tempo 
titolo  caratteristico  dell'  avvocato  vene- 
ziano )  Gio:  Andrea  Canali,  pel  N.  H.  ser 


38 

Alessandro  Molili  fu  di  ser  Ignazio  Al- 
vise, avea  notato  un  Chiamore  contro  la 
presidenza  e  società  del  nuovo  Teatro 
per  la  sospension  di  lavori  in  esso,  dal 
canto  della  Scuola  di  san  Gaetano,  e  che 
la  pendenza  cessava  il  dì  2  Settembre 
1791.  —  La  scuola,  ossia  il  locale  del- 
la confraternita  di  san  Gaetano,  ora  è 
trasformato  in  casa  di  abitazione;  esiste 
nel  campo  san  Fantino  al  civico  num. 
3234 ,  ed  appartiene  ad  un  ebreo  Mo- 
ravia. 

Pagina  io  linea  7. 

rivelare  —  leggi  —  rilevare. 

Pagina   16  linea   io. 

ebbe  a  nominarsi  neli'  antecedente  arti- 
colo —  leggi  —  ebbe  a  nominarsi  a  pa- 
gina  io. 

Pagina  20  linea   1 1. 

Al  modello ,  conservato  nella  casa  re- 
sasi celebre  pei  nomi  di  Francesco  e  di 


39 

Bonomo  Algarotti,  araendue  insignili  del 

più  specioso  titolo  di  Conti  da  S.  M.  Fe- 
derico II  re  di  Prnssia ,  ed  il  primo  di 
ciambellano  della  Maestà  Sua,  e  cava- 
liere dell'  Ordine  del  Merito,  stanno  uni- 
ti num.  8.  disegni  in  carta  imperiale  ,  i 
quali  rappresentano  il  piano  ed  i  diver- 
si profili  e  dettagli.  Sono  essi,  con  tutta 
diligenza  condotti,  e  veggonsi  corredati 
di  ornamenti,  in  ciascuno  de'fogli  varia- 
ti, e  relativi  alla  poesia,  alla  musica,  al- 
la drammatica  ed  all'  architettura. 

Questo  lavoro  venue  eseguito  da  cer- 
to Francesco  Zoi\i  padovano,  conosci- 
tore delle  leggi  e  del  bello  architettoni- 
co, povero,  ma  industre  meccanico,  che 
godeva  la  protezione  e  1'  assistenza  del 
fu  Marin  Corniani,  veneto  segretario,  e 
nobile  uomo  nelle  scienze  educato,  di  un 
naturale  genio  non  comune,  e  marito  del- 
la contessa  Maria  Algarotti,  unica  figlia 
del  conte  Bonomo,  e  nipote  di  Francesco. 

Non  essendosi  dal  conte  Marin  Cornia- 
ni, che  ne  fu  l'inventore,  voluto  presen- 
tare al  concorso  il  modello  surriferito, 
benché  direttosi  sul  programma  proposto 
dalla  società  pel  nuovo  Teatro,  dopo  la 


4o 

scelta  di  quello  del  celebre  Antonio  Sel- 
va, venne  coadjuvato  il  meccanico  Fran- 
cesco Zorzi,  dai  saggi  suggerimenti  del- 
lo stesso  Selva,  affezionatissimo  alla  no- 
bile famiglia  Gorniani,  e  non  solamente 
il  Selva,  ma  anche  il  chiarissimo  Mona- 
co' Somasco  D.  Benedetto  Buratti,  volle 
aggiungervi  qualche  buona  idea,  giacché 
amendue  questi  sì  illustri  personaggi  nel- 
l'architettura, mostraronsi  a  gara  interes- 
sati nel  singolare  progetto  che  venne  con- 
cepito dal  nob.  inventore  ,  e  interessati 
altresì  al  progresso  di  quell'artefice,  nel 
modo  di  ben  condurre  il  modello  ed  i 
relativi  disegni. 

Ebbesi  questa  identica  informazione,  in 
iscritto,  dalla  gentilezza  del  nob.  Lauro 
Marco  Antonio  Corniani  dei  Conti  Alga- 
rotti,  Imp.  Reg.  Ispettore  emerito  delle 
miniere,    e    direttore   del  Museo  Corra- 


no ec. 


Pag.  22  —  25  —  e  24.  —  Nota. 

Le  espressioni  relative  all'  attacco  fo- 
rense del  Bianchi,  ed  alla  difesa  della  so- 


4* 

cietà,  sodo    le  identiche  stampate   nella 
Gazzetta  Veneta  Urbaua  di  allora. 

Pagina  27  linea  5. 

prudenti  adattati  —  leggi  —  prudenti  e 
adattali. 

Pag.  28  linea  i5. 

Aggiungi 

La  quistione  del  Bianchi  non  fu  la  so- 
la contumelia  recata  alla  tranquillità  del 
Selva,  ed  alla  quiete  della  società:  an- 
che quel  Nicolò  Mayna,  autore  del  pro- 
getto CC,  che  la  Gazzetta  urbana  vene- 
ta, anno  1790.  num.  5i.  pag.  246.  avvi- 
liva, annunziandolo  opera  d'un  chirurgo 
callista,  di  cui  la  commissione  esamina- 
trice avea  dato  assai  sfavorevole  giudi- 
zio, questo  Mayna,  trovando  qualche  ana- 
logia tra  le  misure  da  lui  date  e  quelle 
addottate  dal  Selva,  portò  il  riscaldo  al 
punto  di  gridar  Selva  slesso  derubatole 
di  sue  idee  ,  e  per  conseguenza  credere 
se  medesimo  il  vero  autore  dì  quel  Tea- 


4* 

tro,  quindi  scrisse  una  memoria,  che  co- 
sì si  annunzia.  —  II  Teatro  proposto  da 
erigersi  in  Venera  con  la  capitolazione 
del  programma  primo  Novembre  1790, 
3  è  ormai  eretto  j  sia  lecito  riconoscer' 
ne  V  architetto.  —  Memoria  di  me  Ni- 
colò Mayna.  A  maggior  sua  cauzione,  e 
per  dar  più  solennità  alle  addotte  ragio- 
ni depose  egli  questo  suo  m.  s.  lavoro 
negli  atti  del  veneto  notajo  Angelo  Ma- 
ria Gasser,  il  giorno  di  lunedì  14  Mag- 
gio 1792.  Un  esemplare  autentico  ador- 
no di  vignette  a  mano,  e  di  una  prospet- 
tiva esterna  del  Teatro,  da  lui  idealo,  è 
posseduto  dallo   scrittore  di  queste  cose. 

Pagina  3o  linea  9.5. 

Si  osservi 

L'opera  che,  nelle  prime  recite,  non 
interamente  piaceva,  ottenne  in  seguito  i 
pieni  suffragi  del  pubblico.  Oltre  la  som- 
ma abilità  della  Banfi,  del" '  Pacchiar  otti  e 
del  David j,  fece  epoca  la  musica  e  V  e- 
secuziono  d'un  coro,  nell'atto  secondo, 
cantato    da    donne.  Veggasi    la  Gazzetta 


43 
urbana  veneta  num.  42.  Sabbato  26  Mag- 
gio 1792.=  Pag.  534.,  e  num.  46.  Sab- 
bato 9  Giugno  anno  stesso,  ove,  a  pagi- 
na 362,  il  Pacchiarotti  medesimo  è  det- 
to —  Il  primo  musico  che  _,  in  genere 
di  canto  animato,  abbia  il  Mondo.  Ter- 
minarono le  recite  il  giorno  di  Giovedì 
7  Giugno  1792.  —  Gazzetta  num.  45  — 
Mercordì   6  Giugno    1792  —  Pag.  36o. 

Pagina  35  linea   1 4. 
Irregolaritate  —  leggi  —  Irregularitate. 

Pagina  57  linea  3. 
contribuirono  —  leggi  — «   contribuiscono 

Pagina  38  linea  27. 

io  cui  agì  —  leggi  —  in  cui   agì  ,  per 
trenta  recite. 

Pagina  39  linea   1. 

diretta  dall' Andolfatti  —  leggi  —  diret- 
ta dal  Goldoni. 


44 

Pag.  40  —  linea  4  Nota. 

Il  giorno  19  Gennajo  1807.  Alessandro 
Zanchi ,  espertissimo  impiegato  crimina- 
le, grazioso  poeta,  ed  anche  autor  comi- 
co, ebbe  a  replicatamente  asserire  che 
Lorenzo  da  Ponte,  già  poeta  cesareo, 
era  1'  autore  del  Dramma  il  Matrimonio 
Segreto -.mai  Zanchi  prendeva  in  ciò  equi- 
voco, giacche  quel  Dramma  è  opera  del 
rinomato  Giovanni  Bertati ,  nativo  di 
Martellago  villaggio  nell'antico  territorio 
Trivigiano,  anch'  esso  poeta  cesareo  ,  e 
da  lui  scritto  nel  1792.  pel  Teatro  di 
Vienna. 

Questa  rettificazione  è  dovuta  alla  cor- 
tesia del  chiarissimo  signore  Francesco 
Scipione  Fapanni  che  sul  proposito  eb- 
be relazione  dal  signor  consigliere  d'Ap- 
pello Generale  Francesco  Caffi,  e  che  ha 
scritta  la  Biografia  del  Bertati  pel  pro- 
fessore signor  Emilio  Tipaldo.  —  Poste- 
riormente, cioè  dopo  la  morte  del  ripe- 
tuto Zanchi,  avvenuta  la  mattina  del  24 
Dicembre  i858,  nelle  carte  da  lui  dona- 
te all'ingegnere  Giovanni  Casoni,  si  è  tro- 


45 
vato  un  elenco  m.  s.  dei  drammi  scritti 
dalBertati,  del  quale,  come  del  Da  Ponte, 
era  il  Zanchi  stato  conoscente,  ed  in  es- 
so si  legge  compreso  anche  //  Matrimo- 
nio Segreto. 

Pagina  4o  — .  linee  i3. 

Gaetano    Goldoni   —  leggi   —  Gaetana 
Goldoni. 

Pagina  41   —  linea  21. 

delle  oneste  —  leggi  —  dalle  oneste 

Pagina  45  —  linea  3. 
e  non  mai  qui  —  leggi  —  non  mai  qui. 

Pagina  Si  -—  linea  2. 

ardente  vulcano  —  leggi   —    candente 
vulcano. 


46 

Pagina  53.  linea  9. 

Nota. 

Ci  piace  soggiungere  che  nel  bellissimo 
atrio  ,  sottoposto  alla  gran  sala  per  bal- 
lo, rimasto  illeso  dall'incendio,  esisteva 
il  monumento  eretto  a  Carlo  Goldoni,  e 
clie  in  circostanza  alla  riedificazione  del 
Teatro  si  traslocò  poi  nel  vestibulo  d'in- 
gresso. —  Quest'  opera,  lavoro  del  pro- 
fessore di  scultura  signor  Luigi  Zando- 
meneghi,  si  ricorda  per  il  Sommo,  alla 
cui  memoria  è  intitolata,  e  per  altri  due 
illustri  nomi,  che  in  Italia  ed  altrove  so- 
no ripetuti  con  entusiasmo  di  lode:  Gior- 
dani, cioè,  che  ne  dettava  in  nostra  lin- 
gua, l'appostavi  iscrizione ,  e  Pier  Ales- 
sandro cavaliere  Paravia,  che  il  giorno  26 
Decembre  1800  ne  ha  recitata  l'orazio- 
ne inaugurale,  di  cui  abbiamo  già  due  edi- 
zioni una  di  Venezia,  1'  altra  di  Torino. 


47 

Pagina  60   —  _\ota  num.  8. 

Aggiunta. 

Il  nobile  Signor  Benedetto  conte 
Valmarana  asserisce  che  il  modello  del 
Selva,  fra  le  altre  singolarità  ,  aveva 
questo  di  particolare,  cioè  che  il  fab- 
bricato del  Teatro  ,  e  di  sue  adiacenze  , 
appariva  circostanziato  nel  più  minuto 
dettaglio,  appunto  come  occorreva  a 
pienamente  intendere  il  progetto  ,  ma 
che  riguardo  alle  circostanti  case  ,  erasi 
limitato,  quell'insigne  architetto,  a  circo- 
scriverne l'area  semplicemente,  con  tanti 
pezzuoli  di  tavola,  contante  pareti  che 
rappresentavano  le  varie  altezze  de*  ca- 
seggiati medesimi,  su  cui  erano  dipinti  i 
balconi,  le  loggie,  gli  usci,  gli  altri  ac- 
cidenti locali,  e  perfino  delle  figure,  af- 
facciate alla  finestra  ,  in  varie  posizioni 
ed  in  diversi  movimenti,  ciocché  rende- 
va quel  modello  del  Selva  interessante, 
tanto  riguardo  alle  memorie  topiche  di 
que  dintorni  nelle  contrade  di  S.  Ange- 
lo, Santa  Maria  Zobenigo,  e  San  Fanti- 
no, quanto  in    ciò  che  riferiva  al  modo 


43 

di  vestire,  ed  ai  nostri  costumi  di  quel 
tempo.  —  Questi  accessorj  lavori  furono 
tolti  via,  non  ha  molto,  con  quanto  ac- 
corgimento poi Uhm;   dimmelo 

tu  1  I  ! 

Pagina  60  lin.  27  Nota  i5. 

12  Giugno  1791  —  leggi  — •  12  Giugno 
1790.  — 

Pagina  63  lin.  iS  Nota  22. 

di  nome  Pietro  —  leggi  mm  di  nome 
Bartolammeo. 

Pagina  63  lin.  26  Nota  22. 

in  ristrette  fortune:  —  aggiungi  —  due 
altri  fratelli,  uno  di  nome  Giacomo.,  l'ai* 
tro  Pietro,  sono  già  morti,  e  la  casa  Sola* 
ri,  accennata  nella  memoria  a  pagina  27 
linea  i3,  distinta  col  civico  nura.  1169, 
appartiene,  ora  (i838),  al  medico  Giu- 
seppe Dottor  Varaschini. 

Notizia  data  dal  pregiatissimo  signor 
Gio.  Maria  Dal  Peder,  nominato  nella 
nota  medesima. 


*9 
Pagina  66  linea  2  Nota  36. 

Solo  dopo  estese  le  presemi  memoria 
è  riuscito  avere  qualche  altra  raccolta  , 
sempre  rarissima^,  di  vecchie  Gazzette,  e 
nella  Gazzetta  Urbana  Veneta  num.  39, 
Sabbaio  19  Maggio  1792,  Pag.  n3  si 
legge:  —  Nuovissimo  Teatro  (ietto  la 
Fenice j  incominciato  nell'anno  1791  ed 
in  mesi  dieciotto  condotto  al  suo  termi- 
ne. Ommissis. 

Pagina  66  linea  2*2  Nota  27. 

Aggiungi: 

Giacche  la  Gazzetta  Urbana  Veneta 
num.  35,  Mercordì  2  Maggio  ^792,  Pa- 
gina 280,  da  il  così  detto  Cartellone  per 
l'apertura  del  nuovo  Teatro,  si  vuol  qui 
metterne  l'estratto. 

Per  la  prossima  fiera  dell'Ascensione, 
nel  corrente  mese  di  Maggio,  seguirà  l'a- 
pertura del  nobilissimo  nuovo  Teatro  no- 
minato   la  Fenice. 

Il  dramma  sarà  i  Giuochi  d'Agrigen- 
to. Poesia  del   conte  Alessandro  Pepoli. 

4 


5« 

—  Musica  del  signor  D.  Giovanni  Pai- 
siello  maestro  di  cappella  al  servizio  di 
S.  M.  il  Re  delle  due  Sicilie. 

Attori. 

Signor    Gasparo  Pacchiarotti. 
Signora  Brigida  Banti. 
Signor  Giacomo  David. 

Francesco  Gibolli. 

Marianna  Sessi. 

Girolamo  Vedoa. 

Teresa  Giuriui. 
Con  3(5  Coristi  e  Coriste. 

Balli. 

Direttore  signor  Onorato  Vigano. 

Ballerini. 


Signor    Salvatore  Vigano. 
Signora  Maria  Medina  Vi| 
Con  8  Ballerini  e  Ballerii 
garanti. 

Scene  dell'  Opera   dipinte  dal  signor 


Signora  Maria  Medina  Vigano. 
Con  8  Ballerini  e  Ballerine  e  {8  Fi- 
garanti. 


5^ 

cavaliere  Francesco  Foataaesi.  —  Quel- 
le del  balla  dal  signor  Pietro  Gonzaga, 
ambidue  professori  di  disegno  nelle  Re- 
gie Accademie  di  Firenze  e  di  Parma. 

Il  vestiario  dell'Opera  sarà  del  signor 
Antonio  Diati,  e  quello  del  Ballo  del  si- 
gnor Vigano  suddetto. 

Pagina  67  Un.   io  Nota  28. 

Aggiungi  ; 

Per  nuove  indagini  fatte  si  venne  a 
scoprire  che  il  modello  medesimo  tutto- 
ra esiste  nel  palazzo  Balbi  a  S.  Gallo 
in  Campo  Pvuzolo,  al  civico  num.  1006, 
e  che  ora  appartiene  al  chiarissimo  si- 
gnor Giovanni  Rossi,  consigliere  in  ri- 
poso, intelligente  raccoglitore  di  patrj  og- 
getti ,  dotto  ed  erudito  nelle  cose  vene- 
ziane, il  quale  ne  ha  fatto  l'acquisto  in 
quest'anno  i838;  di  ciò  per  sua  bontà  e 
compitezza  egli  ne  volle  avvisati  ,  e  ne 
assicura  inoltre  che  Antonio  Selva  ,  du- 
rante i  studj  e  la  compilazione  del  suo 
progetto,  tenne  presso  di  se,  in  propria 
casa,    e  precisamente  pel   corso  di  cir- 


52 

ca  tre  mesi ,  il  modello  stesso  del  Mac- 
Caruzzi. 

Quand'anche  la  curva  del  Maccaruzzi 
avesse  servito  di  norma  al  Selva  per  trac- 
ciare quella  del  nuovo  Teatro,  sarebbe  ciò 
da  ascrivergli  a  lode  :  seguo  che  sapeva 
distinguere  il  bello,  che  volea  scegliere 
il  meglio,  che  lasciavasi  persuadere  dal- 
l'evidenza, e  che  era  dotto  e  grande  ab- 
bastanza per  dimenticare  quel  ridicolo 
ego  sum  !  e  per  rinunziare  a  que'  scioc- 
chi pregiudizii  i  quali  sovente  tornano 
a  danno  delle  grandi  opere. 

Il  patrizio ,  che  con  generoso  animo 
fece  innalzare  quel  Teatro,  fu  Almerico 
Ealbi,  del'fu  Filippo:  venne  condotto  a 
termine  in  soli  nove  mesi:  aveva  novan* 
tanove  palchetti,  e  costò  l'ingente  som- 
ma di  venete  lire  4000,000  pari  ad  Ita- 
liane lire  204,672. 

Pagina  68  lin.  3o  Nota  29. 

Aggiungi: 

Nella  Gazzetta  Urbana  Veneta  N.  95 
Sabbato  26  Novembre  1791,  Pag.  759.  è 


annunzialo  il  prossimo  arrivo  in  Vene- 
zia del  cav.  Fontanesi^  che  deve  dipin- 
gere il  magnìfico  Teatro  nuovissimo,  ed 
è  soggiunto  che  i  pittori  delle  scene  sa- 
ranno il  signor  Gonzaga  ed  il  Mauro  ; 
ciò  per  altro  non  era  che  semplice  vo- 
ce, perchè  il  nostro  celebre  Antonio  Mau- 
ro}  non  ebbe  parte  né  in  la  pitturazio- 
ne delie  scene,  e  neppure  in  quella  della 
sala  teatrale,  che  tutta  venne  dipinta  dal 
soloFontanesi,  con  novità  di  pensiero  e  con 
mirabile  artifizio.  Vedasi  la  Gazzetta  urba- 
na Veneta  n.  5g,  Sabbato  19  Maggio  1709., 
Pag.  017  _,  e  num.  41*  —  Mercordì  *3 
del  mese  stesso,  Pag.  02^,  nel  qual  nu- 
mero v' è  lunga  descrizione  del  Teatro, 
delle  sue  parli,  e  delle  cospicue  decora- 
zioni. Fra  le  altre  scene  ,  due  singolar- 
mente vennero  acclamate  per  maraviglio- 
se;  una  nell'  atto  primo  del  Dramma,  rap- 
presentante l'esterno  di  un  tempio,  ese- 
guita dal  Fontanesi,  la  seconda  nel  bal- 
lo, ed  era  un  bosco,  eseguita  dal  Gonza- 
ga. Ivi  pag.  325. 


54 

Fag.  69  linea  a  Nota  3o. 

Vedi  Nula  19  —  leggi  —  vedi  Nota 
ait  — 

Pagina  69  linea   19  ^'ota  3i. 

Aggiungi: 

Certo  abate  Mondini,  già  discepolo  dei 
Gesuiti  .  intese  correggere  la  satira  del 
/anchi,  e  leggeva  invece  —  Sme  —  Or- 
'-e  —  Cimctis  —  Jncrepantibus  — 
Erexit  —  Theatrwn  —  sintonius  — 
Selva  :  —  memoria  favorita  dal  signor 
Luigi  dottor  Facchini. 

In  proposito  di  salire ,  comparse  du- 
rante la  fabbricazione  j  del  Teano,  si  vi- 
de anche  la  seguente,  affibbiata  alla  log- 
gia, 0  poggiolo  sopra  il  vestibulo  ester- 
no,  che  in  dialetto  popolare  veneziano 
si  chiama  pergolo.  —  Imitazione  della 
notissima  aria  di  Metastasio,  nel  Demo- 
foonte  —  Atto  terzo  —  Scena  quinta: 


55 


Mìsero  pergoletto 
Jl  tuo  destin  non  sai: 
Oh!  non  lo  seppe  mai, 
JVeppur  chi  t'inventò  ! 

ed  anche  le  varianti. 

Ah  non  gli  dite  mai 
QuaV  era  V  architetto  ! 

oppure 

Ah  non  osate  mai 
Dire  chi  F inventò! 

Esopo  con  le  sue  favole,  facendo  in- 
terloquire anco  le  bestie.,  educava  gli  uo- 
mini .  senza  che  questi  si  accorgessero 
della  lezione  :  Shakspeare  nelle  poten- 
ti sue  tragedie,  eccitava  a  propria  vogli 
le  più  forti  sensazioni ,  con  dar  parola 
alle  muraglie,  al  lume  di  luna,  ec;  qui 
invece,  per  maligno  scherzo,  e  per  riso, 
gli  sfaccendati  fecero  parlare  più  volte 
quelle  colonne  :  una  mattina  venne  tro- 
vato lo  scritto  seguente: 


a 


56 


Cossa  feu,  care  colone% 
No  savemo  gnatica  nu: 

Senio  qua  come  e e 

Perchè  qua  el  ri  a  messo  Luì 


Pagina  69  linea  21  —  Nota  3 


del  21  Aprile  1821  leggi  —  del  21  Apri- 
le 1801. 

Pagina  71  linea  3o  —  Nota  56. 

Vuoisi  far  memoria  che  l'anno  18 19, 
in  occasione  della  comparsa  su  queste  sce- 
ne della  rinomata  Giuseppina  Fedor,  si 
è  costruito  un  ponte  di  legname  sopra- 
passante il  rivo  Meuimo,  ossia  de'Barca- 
roli,  il  quale,  dalla  strada  piscina  diFrez- 
zeria,  metteva  nella  calle  presso  la  Chie- 
sa di  S.  Fantino ,  che  riesce  nel  campo 
di  egual  nome,  dirimpetto  il  Teatro;  bel- 
lissimo ripiego  che  rendeva  più  spedito 
e  facile  l'accesso  al  Teatro  medesimo, 
togliendo  anche  1'  incomodo  della  folla 
nelle  vicine  angustissime  strade  ;  termi- 
oaU  La  stagione  venne  levalo,  né  mai  più 


si  parlò  di  ponte.  1/  idea  prima  fu  già 
del  cavaliere  e  procurator  di  S.  Marco 
Andrea  Memnio  ;  reggasi  la  Tavola  Se* 
conda  dell'*  opuscolo  Semplici  lumi  ten- 
deììti  ec.  opera  più  volte  ricordata  nel 
corso  delle  presenti  notizie. 

Pagina  76  linea  24   Nota  43. 

e  vetrajo  occorrenti  —  leggi  —  Yetraja 
e  Terazzajo  occorrenti. 

Pagina  78  liuea   i5  Nota  45. 

Aggiungi: 

Giacche  la  Gazzetta  Urbana  Veneta   n. 
20.  Mercordì  28  Marzo    1*792,  a  Pagina 
196  ce  ne  dà  il  mezzo,  non    sarà  forse 
discaro  a  qualcuno  conoscere  le  seguen 
ti  determinazioni  prese  a  maggioranza  d 
voti  dalla  Società  pel  nuovo  Teatro  nel 
la  seduta  che  ebbe  luogo  la  sera  del  ^e 
nerdì  20  Marzo   1792, 

i.°  Che  per  terminare  la  fabbrica  ogn 
palco  debba  contribuire  il  54  per  cento 

2.0  Facoltà  accordata  alU  Nob.    Presi 


58 

denza  di  prender  a  livello  Due.  00,000 
sopra  sei  palchi,  cioè  rum.  4  —  in  pri- 
mo ordine,  e  num.  1  in  secondo,  di  li- 
bera ragione  della  società. 

3.°  Aumentato  il  canone  di  Ducati  88 
per  Ja  pitiura  ed  altri  ornamenti  d'ogni 
palco. 

4.0  Che  si  debba  trovare  un  Impresa- 
rio il  quale  s'incarichi  di  prendere  tutti 
li  personaggi  obbligati  da  scrittura  peT 
la  Sensa  ventura  e  susseguenti  Autunno 
e  Carnovale,  col  dargli  al  più  la  dote  tea- 
trale di  lire  100,000  centomila  (la  qual 
somma  oggi  pareggia  con  Austriache  lir. 
67,000) 

5.°  Di  massima,  che  dJ  anno  in  anno 
debbano  essere  eletti  3.  nuovi  presiden- 
ti degli  5  ,  e  che  nelle  prime  settimane 
d'  ogni  quaresima  abbiasi  a  render  conto 
alla  società  degli  interessi  concernenti  il 
Teatro. 


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$9 
CARNOVALE  i837o8 
OPERE. 

ROSMUNDA  DI  RAVENNA 

Paiole  della  signora  Luisa  Amalia  Pa- 
ladini. 
Musica  del  Sig.  Giuseppe  Lillo. 

I  PURITANI  E  I  CAVALIERI 

Poesia  del  Sig.   Co:  Pepoli. 
Musica  del  Maestro  Cav.  Bellini. 

MARIA  DI  RUDENZ 

Parole  del  Sig.   Cammarano 
Musica  del  Cav.  Doni^etti 

LA    PARISINA 

Poesia  del  Sig.  Felice  Romani. 
Musica  del  Maestro  Dom\%ettì 

LE    DUE   ILLUSTRI    RIVALI 

Pargole  del  Sig.   Gaetano  Possi. 
Musica  del  Sig.  Saverio  Mercadanie. 

BEATRICE  TENDA 

Poesia  del  sig.  Felice  Romani, 
Musica  del  Cav.  Bellini. 


6.> 

CANTANTI   PRIMARI. 

Signore  Ungher  Carolina  canute  di  Cam. 
ili  S.  A.  I.  R.  il  Grinduca  di 
Toscana. 
Tadolini  Eugenia. 
Signori  Marini  Ignazio. 

Mortani  Napoleone. 
Ronconi  Giorgio. 
Raffaeli  Domenico. 

BALLI 
IL  RATTO  DELLE  DONZELLE  VENEZIANE 

Del  Sig.  Antonio  Cortesi. 

LA  SILFIDE.  BALLO  MITOLOGICO 

Dello  stesso. 

MARCO  VISCONTI 

Vello  stesso. 

BALLERINI    PRIMARI. 

Signore  Bntgnoli-Samengo  Amalia. 

Castelli  Emilia 

Luuelli  Amalia. 
Signori  Matis  Domenico. 

Ramccini  Francesco 

Coppini  Antonio. 


Ci 

4  Ottobre   i858. 
Fu  aperto  il  Teatro  nella  fausta  occa- 
sione della  venuta  in  Venezia  delle  LL, 
MM.  II.  RR.  AA. 

>PE&E 
ROBERTO  DEVREUX 

Paro/e  il.  .  Salvatore  Calumavano. 

Musica  del      w.  Donile tt'i. 
6  detto 
Questa  sera  il  Teatro   fu  onorato  del- 
l'augusta  presenza    delle    LL.    MM.  II. 
RR.  ÀA.  e  fu  cantato  : 

l'inno  nazionale  con  prologo 

Parole  del  Sùj.   Perugini. 
Musica  del  Sig.  Ferrari. 

i  i    detto 
LUCREZIA  BORGIA 
Poesia  del  Sig.  Felice  Promani. 
Musica  del  Cav.  Doni^etti. 
27  de  ito 
I  NORMANI  A  PARIGI 
Parole  del  Sig.  Felice  Romani. 
Musica  del  Sig.  Saverio  Mercatante. 
3  Novembre 
Ultima  recita  con  la  Lucrezia  Borgia, 


CANTANTI  PRIMARI 

Quelli  stessi  del  carnovale  scorso 

CARNOVALE  i838-39 

OPERE 

IL  GIURAMENTO 

Parole  del  Sig.  Gaetano  Rossi. 
Musica  del  Sig.  Saverio  Mercadnnte. 

LA  PARISINA 
Poesia  del  Sig.  Felice  Romani. 
Musica  del  Cov.  Donile tti, 

LUCREZIA   BORGIA 

Parole  del  Sig.  Felice  Romani. 
Musica  del  Cav.  Doni-^etti 

LUCIA  DI  LAMMERMOR 

Poesia  del  Sig.  Salvatore  Cammarano 
Musica  del  Cav.  Doniqptti. 

LA  SPOSA  DI  MESSINA 
Parole  del  Sig.   Cabianca. 
Musica  del  Sig.  Nicolo  Vaccaj. 


65 

LE  DUE  ILLUSTRI  RIVALI 

Poesia  del  Sig.  Gaetano  Rossi. 
Musica  dei  Sig.  Saverio  Mercadante. 

IL  BELISARIO 

Parole  del  Sig.  Saldatore  Cambiar  ano. 
Musica  del  Cav.  Gaetano  Domati. 

II  2?  Marzo  il  Prof.  Ernesto  Cavallini 
prima  clarinetto  dell'I.  R.  teatro  della 
scala  di  Milano  esegui  due  pezù  musi- 
cali di  prop/ia  composizione. 

CANTANTI   PRIMARI 

Signore  Uugher  Carolini  cantante  di  ca- 
mera di  S.  A.  I.  R.  il  Granduca 
di  Toscana. 
Mattioli 

Strepponi  Giuseppina 
Signori  Mariani  Napoleone 
Ronconi  Giorgio 
Marini  Ignazio. 

BALLI 

GIAFFAR  BALLO  STORICO 

Del  Sig.  Giovanni  BrwL 


• 

LA  PASTORELLA  SVIZZERA 

/Mi  suddetto. 

DIVERTIMENTO  BALLABILE 
Composto  dal  Sig.  Rosati. 

WALTER  IL  CRUDELE 

Del  Sig.  Giovanni  Briol. 

■       BALLERINI    PRIMJnJ 

Signore  Grekowska  Slanzooski  Elena, 

Castelli  Emilia 

Pecci  Maria. 
Signori  Rosati  Francesco 

Cozzo  Ferdinando 


Coppini  Antonio. 


FINE 


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